giovedì 31 ottobre 2013

Le cose belle del mese: Ottobre


Ottobre è finito. Sono un po' triste, perché - come vi ho detto e ridetto - è il mio mese preferito e perché inizia novembre - mese che odio. Già il nome mette tristezza, novembre. Il giorno dei morti, le piogge, il grigio, l'unica cosa positiva è che laggiù in fondo si intravede lo scintillio del Natale! A ottobre ci sono state un sacco di cose belle, amori fulminei e passioni riscoperte, novità e certezze. Insomma, eccovi le cose belle del mio mese di ottobre (per chi non sapesse di cosa io stia farneticando, ho introdotto questa nuova, imprescindibile rubrica il mese scorso, leggete qui).
La febbre del sabato sera
Una carissima amica, che condivide la mia passione maniacale per New York, mi ha detto che non posso dire di amarla e conoscerla davvero senza aver visto La febbre del sabato sera. Io mi fido ciecamente delle mie amiche, ho comperato il DVD e me lo sono guardato. Che film. Crudo, divertente, epico. Un vero e proprio atto d'amore verso la città di New York. Beh, e poi la musica...dobbiamo parlarne?
Il ristorante Barbecoa di Jamie Oliver, a Londra
Nutro una grande passione per Jamie Oliver, che vi devo dire. Ho tutti i suoi libri, comperati più per la grafica che per le ricette, nutro il segreto desiderio di fare l'abbonamento al suo giornale, seguo tutti i suoi programmi dai tempi in cui girava in Italia a bordo di un vecchio furgoncino Volkswagen e, insomma, mi fa morire dal ridere. Quindi, una volta a Londra, non potevo non andare a mangiare in uno dei suoi ristoranti (oh, quest'uomo ha nelle mani un impero). Ho scelto il Barbecoa perché mi piaceva la location, con una vista spettacolare sulla cattedrale di Saint Paul e perché, come dice il nome stesso, è incentrato sulla carne. Beh, l'atmosfera era bellissima e il cibo favoloso. Vai così Jamie!
I libri di Flavio Soriga
Ho "conosciuto" Flavio Soriga a seguito di un suo intervento a Radio Deejay, in cui pubblicizzava il Festival dell'Argentiera, di cui ho parlato anche in una wishlist, tempo fa. I conduttori hanno parlato dei suoi libri con un tale amore che non ho potuto esimermi dal leggerli. Finora ho letto Sardinia Blues e Neropioggia, che sono due dei libri più belli letti quest'anno. Soriga scrive benissimo e racconta di una Sardegna dura, moderna ma ancora ancestrale, epica e dolorosissima. Neropioggia, in particolare, è un giallo cupo, dove i protagonisti vivono vite tormentate e difficili, sotto il peso di un'isola madre e padrona.
Gli scones
Adoro gli scones. Mi potrei lanciare a dire che sono tra i miei "dolci" preferiti. Amo la Gran Bretagna per questa meravigliosa abitudine di bere il tè con scones, marmellata e burro. Purtroppo quest'anno non ho potuto farmi la solita abbuffata, come era successo in Scozia, e quindi ho deciso che devo assolutamente riuscire a farli come gli originali, ché la ricetta che ho è buona ma gli originali sono meglio. Ce la devo fare (vi terrò aggiornati, ovviamente).
La musica di Lauryn Hill
Quanto l'ho amata Lauryn Hill negli anni '90. Il suo Miseducation of credo di averlo consumato e c'è stato addirittura un periodo in cui sognavo di essere come lei, bella, con una voce da favola e un look che uao. Poi lei è sparita e io me ne sono un po' dimenticata. Ma ogni tanto ritorna a farmi compagnia. Che donna.
Gli stivaletti estivi
Lucca, luglio, concerto dei Killers. La divisa delle ragazze del pubblico era camicia a quadri, shorts e stivaletti alla caviglia. Mi sembrava un look fighissimo (le birre hanno un certo effetto deviante, a volte) e ho deciso che dovevo avere un paio di stivaletti estivi pure io. Li ho indossati una volta, vestitino corto, stivaletti, caldo torrido e piedi in fiamme. Non sono fatta per i look di tendenza, soprattutto se richiedono sofferenza. Ho salutato gli stivaletti estivi e li ho recuperati a inizio ottobre. Perfetti. Li amo. Non porto altro.
Il ricettario di Under The Tree
Questo meraviglioso ricettario, custodito in una scatola in legno personalizzata, era un mio desiderio fin dallo scorso anno e finalmente è diventato realtà. Molti di voi lo conosceranno, per quei pochi che ancora non ne sono a conoscenza, si tratta del progetto congiunto di quei gran geni de La cynique romantique, di Giuli e Giordi e di Cut and Paste Lab. È la realizzazione cartacea del progetto nato sul web ed è un insieme di ricette stuzzicanti e romantiche, scritte con amore e con una grafica bellissima. In questo mese mi sono limitata a guardarle e riguardarle, adesso il progetto è: provarle tutte, stagione dopo stagione!

lunedì 28 ottobre 2013

Tea for Two



Eccovi la seconda puntata del viaggio insieme a Daria Pop.

Non so che dirvi, ma qui è sempre sera quando vi scrivo.
E forse anche un po’ per onorare il titolo di questa rubrica e il jazz, di cui so molto poco ma che ho imparato ad amare grazie a una persona che più che una persona è un matto che esplora, studia e approfondisce ogni ramo dello scibile umano, un adorabile personaggio fuori dalle righe universalmente conosciuto come Patettino, beh, dicevo, anche un po’ per onorare il nome con cui QueenCindy ed io abbiamo battezzato questa rubrica, sto ascoltando quel gran classicone che è “Hello, Dolly!” direttamente dalla voce di Louis Armstrong.
Mi è anche venuta voglia di parlarvi di Patettino, ma ci torneremo.
Perchè un personaggio così non ve lo regalo mica subito. Vi faccio attendere, vi incuriosisco, vi ingolosisco.
E intanto, dopo “Hello, Dolly!”, proseguo mettendo su un vinile di dixieland, tutto per la Queen che ama tanto New York e se ami New York, ami anche i film di Woody Allen e conseguentemente ami il dixieland. Perchè il dixieland ti alleggerisce, ti fa scivolare, pattinare, piroettare a un metro da terra, ti fa percorrere quei marciapiedi che, nella Grande Mela, sono proprio grandi, fermandoti ai semafori dove c’è sempre un sacco di gente, tutta lì, intorno a te, che aspetta di attraversare la strada per andare a infilarsi in uno dei mille angoli della città.
E mentre tu sei lì, fermo sul marciapiede, aspettando che il semaforo diventi verde, sollevi il naso all’insù e guardi i grattacieli.
Dio, come sono alti.
Dio, quanti sono.
Ti senti così piccolo che ti ricordi quanto ti sembrava alto il mobile del tuo salotto quando avevi quattro anni e non riuscivi ad arrivare al ripiano dei dischi.
Lì, fermo, ruoti su te stesso per guardare dal basso i grattacieli e sorridi perchè non è una balla quando ti dicono che a New York tutto è possibile. E il dixieland ti risuona nelle orecchie mentre ti volti e guardi la gente intorno a te, chiedendoti se tutte quelle vite in circolazione incroceranno ancora la tua, prima o poi. Magari di nuovo a un semaforo, o fermando un taxi, perchè i taxi a New York li fermi davvero come nei film, sporgendoti un po’ in strada e agitando un braccio sopra la testa.
Ah, l’America.
Io l’America l’ho vista attraverso i tuoi occhi e le tue parole, Queen.
E attraverso gli occhi di un grande paraculo che può andare dove vuole, starsene lontano quanto vuole, che alla fine mi chiama, da qualsiasi parte del mondo, solo per dirmi  “Zoccola!”.
Perchè lui è Marras e può permettersi questo e altro.
Perchè lui è un Grande Amico e quindi quando ci sentiamo mica ci raccontiamo che cosa facciamo nella vita o com’è andato il suo ultimo viaggio.
Con un Grande Amico come lui spari cazzate e ridi come se l’avessi visto due ore prima davanti a un caffè e si sapesse già tutto l’uno dell’altra.
Perchè lui i viaggi me li racconta attraverso le sue foto che annusano tutto e colgono attimi e sguardi e movimenti come su un set cinematografico.
Come dite? Vorreste vederle anche voi?
Allora fatevi guidare da Marras e sognate, scrollatevi di dosso il grigiore del lavoro, dei casini, delle bollette da pagare, mettete su del dixieland e volate qui:
Se proprio non resistete, date un’occhiata anche alle altre foto, del Sud America, dell’Est Europa, dell’Africa.
Oddio. Io avrei dovuto parlarvi dell’Africa.
“Ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare un’altra volta”.

venerdì 25 ottobre 2013

La wishlist del venerdì

Buon venerdì a tutti. Dopo tutte queste meravigliose wishlist degli ospiti, ho deciso che era ora che ne scrivessi di nuovo una anch'io. Un po' per non viziarvi troppo, un po' perché ne avevo proprio tanta voglia! Eccola qui. Una wishlist dal sapore d'autunno, spero non vi dispiaccia.
1. Prima o poi, in qualsiasi rapporto d'amicizia oppure d'amore, arriva il momento in cui ci si confessa una cosa importantissima. Una delle cose più importanti da sapere sulle persone, senza la quale non possiamo dire di conoscere veramente chi ci sta davanti: quale sia stato il cartone animato preferito dell'infanzia. E quindi, visto che ci frequentiamo da un po' di tempo, è arrivato ormai il momento di rivelarvelo: il mio cartone preferito era Anna dai capelli rossi, la storia di una ragazzina che sopravvive con grande buonumore e voglia di vivere a tutta la serie di sfighe classiche dei cartoni anni '80 (no, parliamone, come abbiamo fatto a crescere mediamente equilibrati con tutte le sciagure che ci propinavano?). Ho adorato ogni singolo episodio e li riguarderei tutti adesso se potessi. Giuro. Proprio recentemente, ho scoperto una bellissima frase presa dal libro di Lucy Montgomery da cui è tratto il cartone animato. Beh, vorrei questa illustrazione, che riporta esattamente quella citazione. (Ma il vostro cartone preferito, ditemi, quale era?)

2. Leggendo le mie wishlist, spesso ho la sensazione di far credere che a me piaccia tutto. Mi piace questo, mi piace quello, vorrei questo, vorrei quello, insomma temo che si pensi che io sia una persona "che qualsiasi cosa è uguale". Ehm, invece no. Proprio non è così. Mille sono le cose che vorrei, altre mille sono quelle che non mi interessano. Tra queste, lo dichiaro con grande orgoglio, ci sono i gioielli. Mettetemi davanti alla vetrina di una gioielleria e sbadiglierò dopo un minuto. Non ci posso far nulla, i gioielli "classici" mi sembrano freddi e inutili. Ovviamente, però, amo tantissimo la bigiotteria artigianale, i gioielli realizzati a mano con materiali poveri, le decorazioni originali e curiose. E quindi nella mia wishlist ci sono, ormai da secoli, queste particolari collane che riprendono le vecchie silhouette d'epoca vittoriana, opera di una dolcissima ragazza del Colorado che condivide il mio grande amore per l'autunno. Se avete voglia, leggetevi questo post (dove peraltro anche lei cita Lucy Montgomery), vi convincerete anche voi che ottobre è un mese bellissimo.


3. Per finire, una cosa fortemente legata all'autunno, visto che una delle mie attività preferite in questa stagione è mettersi a leggere in poltrona con una tazza di tè in mano (del resto, c'ho un età, col freddo vado in letargo). La mia casa è arredata in stile smaccatamente scandinavo (chissà come mai, eh?), con mobili bianchi e stile lineare. Ultimamente, però, vorrei cambiare le cose e, soprattutto in sala, dare un tocco più caldo. Vorrei mattoni a vista intorno al camino, colori più scuri e soprattutto una poltrona come quella della foto qui sotto. Se poi ci volessimo mettere sopra anche un cuscino con l'Union Jack, beh sarebbe il TOP!


Buon weekend d'autunno e ricordate che lunedì torna Tea for Two, la rubrica di Daria!

mercoledì 23 ottobre 2013

40/52 e qualche parola su Londra



Come vi dicevo nel post della scorsa settimana, avevo bisogno di un po' di tempo per metabolizzare tutte le emozioni e gli stimoli del soggiorno a Londra. Ora è passato qualche giorno e posso raccontarvi com'è andata. Beh, benissimo ovviamente! L'accoglienza della città non è stata proprio delle migliori, visto che il primo giorno siamo stati accolti da un vero e proprio diluvio universale, ma poi tutto si è aggiustato e ci siamo limitati alla classica pioggerellina da stereotipo sull'Inghilterra. Tempo tipicamente British, quindi, ma fa parte del fascino, no?
Superato l'impatto con il clima, c'è stato l'inevitabile paragone con New York. Voi sapete che ho questa patologica fissazione per la Grande Mela e i primi giorni non ho fatto altro che paragonare Londra al mio grande amore americano. Ogni cosa era "epperò, New York", "eh, uhm, sì ma New York", insomma...una lagna del genere (tutta dentro la mia testa, ovviamente). Poi, a un certo punto, New York è sparita ed è rimasta solo Londra. E ho cominciato a godermela alla grande. Ecco, questa città mi ha conquistata lentamente, ma ha lasciato il segno. E mi ha regalato momenti che difficilmente scorderò.
La passeggiata nella Southbank, partendo dal Tower Bridge fino ad arrivare al Westminster Bridge, con un timido sole autunnale, in cui Londra si è rivelata in tutta la parte più scenografica. Il Borough Market, dove abbiamo mangiato un panino con la salsiccia da scaldare il cuore e quello di Spitalfields, dove mi sono fatta prendere dalla sindrome della turista e avrei voluto comperare tutto. Brick Lane, che mi ha strappato il cuore con la sua infinità di negozietti vintage, le curry houses e i bagel shop (vintage, curry e bagel, tre dei miei grandi amori in un pugno di strade). La Rough Trade East, un negozio di dischi/etichetta musicale/caffé, che mi ha fatto tornare ai miei ventanni e ai miei sogni su Londra (chissà che emozione sarebbe stata venirci a quell'età).  La magnifica cena da Barbecoa, il ristorante di Jamie Oliver, con cibo sopraffino e una vista sulla cattedrale di Saint Paul's da togliere il fiato. Gli arabi ricchissimi da Harrods, il reggae di Brixton e il Sunday Roast al pub vicino casa. Camden Lock all'ora del tramonto. L'atrio del British Museum. Gli scones con burro e marmellata. Rivedere un amico dopo una vita intera. I pub, gli autobus rossi e i mezzi pubblici che ti portano ovunque. Il tè. Oh, il tè.
Insomma, che vi devo dire. Con Londra non c'è stato un vero e proprio colpo di fulmine come mi è successo con altre città, ma mi ha fatto venire voglia di andare a viverci. Anche domani. Quindi direi che l'impressione è stata positiva, voi che dite? Anzi, mi chiedo se tutta la ritrosia iniziale della città non sia stato altro che un trucco per farmi innamorare perdutamente!

lunedì 21 ottobre 2013

Croissant allo yogurt bianco

Io non so cucinare. Mi aggiusto, mi arrangio, ma diciamocelo, non so cucinare. Per me saper cucinare vuol dire saper stendere una sfoglia, conoscere i segreti per non far impazzire la maionese, fare gli agnolotti a mano uno ad uno, sapere cos'è una pavlova e come la si prepara, non avere nessuna esitazione nello spinare un pesce. Io non so fare nessuna di queste cose, quindi non so cucinare.

Però, così per citare qualche argomento a mio favore, ho una grande consapevolezza alimentare, conosco la stagionalità di frutta e verdura (sono cresciuta con una madre piuttosto rigida in questo senso e, ancor oggi, non mangio frutta o verdura fuori stagione. Non ce la faccio. Se solo mi passa per la testa di farlo, sento immediatamente lo sguardo di disapprovazione di mia mamma, come quando - praticamente mai, del resto - mi capita di accendere la TV di mattina. Sì, a casa mia non si poteva. Che vi devo dire) e cerco stoicamente di evitare il più possibile alimenti industriali. Piuttosto la pasta all'olio. Così, questo era un po' per rivalutare la mia immagine di cuoca perfetta mancata.
 
Comunque, le mie abilità in cucina vanno aumentando di giorno in giorno. Ci sono cose che mi appassionano tantissimo, come la panificazione e i dolci, nei quali ritengo di cavarmela abbastanza. Mi danno soddisfazione, gli ingredienti collaborano, il risultato è buono e gli assaggiatori apprezzano. E io sono felice. Una delle prime ricette che mi hanno fatto pensare di saper dire la mia nel campo dei dolci è stata questa che vi scrivo oggi, di una facilità impressionante, quasi stupefacente. Mi è stata passata da una carissima ex-collega, l'ho provata una volta ed è immediatamente venuta benissimo. Da allora, l'ho rifatta più volte e non mi ha mai tradita. Spero non lo faccia con voi! :-)
 
 
Croissants allo yogurt bianco
 
250 gr. di farina 00
125 gr. di burro
125 gr. di yogurt bianco dolce
1/2 bustina di lievito
marmellata
 
Mescolare tutti gli ingredienti, avendo cura che l'impasto si amalgami bene. Quindi dividere l'impasto in due (se si vogliono 16 croissants di media grandezza) oppure in tre (per ottenere dei mini croissants). Stendere ciascun impasto in tondo (come se fosse una pizza) su un piano ben infarinato, tagliare a spicchi, disporre un pochino di marmellata sul lato più largo dello spicchio (occhio a non esagerare perché esce in cottura), arrotolare e cuocere  per 20 minuti a 180°. Servire i croissants spolverizzati con lo zucchero a velo.

venerdì 18 ottobre 2013

La wishlist degli ospiti: Mariachiara

Un nuovo venerdì, un nuovo fine settimana davanti a noi e una nuova, splendida wishlist degli ospiti. L'ennesimo regalo per me e per voi. Chi ci fa questo regalo, questa volta, è Mariachiara. Cosa vi posso dire di Mariachiara? Se siete appassionati di cucina, di Internet, di social network, sicuramente la conoscerete già. Lei è Maricler, anima (insieme al marito Fabrizio) del blog The chef is on the table, Food Strategist, Digital PR e ideatrice (insieme a Francesca Gonzales) della geniale Food Geek Dinner.
Ho cominciato a seguire Maricler e Fabrizio anni fa, conquistata dal loro unconventional foodblog, ossia un blog di cibo e enogastronomia che non propone ricette, ma racconta il mondo del food a 360°, parlando di chef, ristoranti, eventi, libri, insomma di tutto quello che ruota intorno a quello che mangiamo e che fa sì che esso non nutra solo lo stomaco ma anche l'anima. Come vi dicevo, all'inizio mi ha conquistato il blog, poi mi ha conquistata Mariachiara. La sua ironia, la dolcezza, la grandissima forza e la determinazione. I messaggi scemi che ci scambiamo su Facebook e le riflessioni sulle cose importanti della vita. Le parrucche fucsia su Instagram e i consigli di lettura. Le passioni in comune e la sensazione di essere sulla stessa lunghezza d'onda, pur vivendo così lontane e vedendosi così poco. Insomma, lei è tutto un mondo e un po' di questo mondo è qui in questa wishlist. Buona lettura!

1. Andare a Sarmede alla mostra d'Illustrazione per l'infanzia. Anzi, illustrare il mondo intero.
Ogni anno intorno a ottobre si svolge la Mostra Internazionale d'Illustrazione a Sarmede, in provincia di Treviso. Rispetto a quella di Bologna, questa ha un imprinting più sauvage, e l'intero paese assume i contorni di una fiaba animata.
Per me che sono appassionata di illustrazioni Sarmede è ormai un nome leggendario, un evento che puntualmente manco perché sempre impegnata a fare altro. Quindi sì, ci vorrei andare e stare, ammirare e perdermi, conoscere e godere.
Di più, anzi: vorrei che il mondo intero (me compresa) avesse la capacità di vedersi illustrato per andare oltre le proprie miserie esistenziali. L'illustrazione ha infatti il merito di mostrare i soggetti con quel tocco di (s)drammatizzazione in più, e di costruire un ecosistema che non è mai egocentrico: c'è sempre qualcuno o qualcosa insieme al personaggio principale, fosse anche solo una vespina con ciglia da star. L'illustrazione sa caramellizzare tutte le asprezze, e aiuta molto a smettere di guardarsi l'ombelico :)
(illustrazione Amy Casey)
2. Avere tutta la collezione di Tomoko Tokuda e pure le foto di Andrea Simi.
Tomoko è un'artista giapponese che vive a Milano e realizza gioielli recuperando vecchi orologi e i loro meccanismi. Per chi è affascinato dall'estetica steampunk, ama indossare gioielli e predilige quelli dal significante da coroncina in testa, i gioielli di Tomoko sono la soluzione ideale. Ispirato proprio da Tomo, Andrea Simi, un fotografo toscano che vive a Torino, ha scattato una serie fotografica chiamandola De-Clocks: i meccanismi degli orologi sono scarnificati, eppure imponenti, per nulla morti. Adoro quella serie, e la vorrei tutta!
(foto Andrea Simi)

3. Un ritratto scattato da Maurizio Camagna
Da un paio di anni capita di rispondere a interviste sul mio blog o il mio lavoro, e in genere di stare molto più attenta a quella che con un parolone definisco Immagine Pubblica. Il pudore naturale che mi accompagna mi impedisce di pubblicare foto e status di cui potermi vergognare da lucida, e metà del lavoro è già fatto :) Per l'altra metà vorrei avere un portfolio di ritratti per ogni occasione, dal profilo di Linkedin alle foto per il mio nuovo sito (e no, non parlo degli autoritratti con parrucca fucsia su Instagram). Vorrei che a scattarmi queste foto fosse Maurizio Camagna, uno dei fotografi ritrattisti più bravi in Italia. Oltre a essere un fotografo strepitoso, e uno dei ritrattisti dei Baustelle (+ 100 punti), costruisce per ogni persona lo sfondo ideale per fotografarla, individuando location insolite.
 
(foto Maurizio Camagna)
4. Tornare al molo di Trieste e tirare un sospirone. Poi fare il gesto dell’ombrello.
Questa è una roba personalissima, ma quel molo per me è stato il primo vero lancio dei dadi della mia vita adulta. Avevo 18 anni, e lì sopra ho iniziato a capire un po' come sarebbe stata la vita. Visto che siamo donne, trentenni, ansiose, vorrei tornare lì ogni tanto e dire: ei, qui pensavi fosse più semplice, davvero le cose sono così complicate?

 (foto Mauro Cattelani)

5. Avere nella dispensa una riserva infinita di alici.
Se non rischiassi di trasformarmi in muschio, baserei la mia alimentazione esclusivamente su piatti a base di alici: pane burro e alici, pasta con le alici, alici impanate e fritte. Non mi stancano mai e vorrei che qualcuno inventasse un lollipop acciugoso da scartare al cinema. Vorrei avere una scorta di alici di ogni tipo, un pusher personale che mi rifornisca di alici rare e di ricette uniche.

giovedì 17 ottobre 2013

39/52



Ehi, sono tornata! Come siete stati in mia assenza? Dai, vi ho lasciati in ottima compagnia, con la wishlist di Serena e la nuova rubrica di Daria, eh? Poi non dite che non vi voglio bene! Quindi, dicevamo, sono tornata. Londra ha fatto la sua parte e si è fatta volere un gran bene. Devo metabolizzare tutte le emozioni, i pensieri, le impressioni e ve la racconterò presto. Il rientro è stato a dir poco traumatico, ma ci sono un sacco di novità che prima o poi vi svelerò. Per parlare di cose importanti, questa brutta foto sopra testimonia il risultato del mio shopping londinese. Ehm, avevo intenzione di limitarmi ma non so proprio resistere alle cavolate. Che vi devo dire, è un destino. Ah, la foto della scorsa settimana era scattata a Istanbul, nell'harem del Topkapi, uno dei posti più magici in cui sia stata. Uh, che voglia di ripartire...

lunedì 14 ottobre 2013

Tea for Two


 
Eccoci finalmente, iniziamo quest'avventura insieme a Daria. Non c'è bisogno di presentazioni, vi ho già detto tutto la scorsa settimana. Lasciate solo che vi dia un consiglio: seguitela e l'amerete come la amo io. E via, buon viaggio!

Una differenza fondamentale tra Queen Cindy e la sottoscritta è data dal fatto che lei proprio ci sballa a viaggiare, mentre io sono notoriamente più un culo da casa.
O meglio, mi piace viaggiare a patto di vivere come la cultura ospitante, anche se non molto distante dalla mia. Infatti i viaggi più belli sono stati quelli in cui ero ospitata o guidata da qualcuno del posto, che mi permetteva di immergermi in quella determinata cultura, in quelle particolari abitudini, in quello stile di vita. Purtroppo si tratta di una situazione che non si può verificare spesso e mentre lo dico mi rendo conto che se mi sentissero i vari amici sparsi per il mondo, mi farebbero un bel pernacchione, dal momento che più volte mi hanno invitato a raggiungerli.
Con calma, tranquilli, vengo da tutti.
Bisogna solo attendere la venuta di un messia che prepari i bagagli al posto mio. Detesto fare i bagagli.
Tuttavia, viaggio in continuazione. La concezione del viaggio che ho nella testa non è particolarmente originale né particolarmente illuminata.
Però, sì, me la viaggio pure io.
Forse lo dico anche per sentirmi meno in colpa, accarezzando come una madre misericordiosa la mia pigrizia nello spostarmi, soprattutto nel momento in cui, per esempio, guardo la Queen muoversi in tutte le direzioni e in qualsiasi istante, a dispetto della fatica, degli impegni e di tutte le scuse che puntualmente mi invento per non dover partire.
E non è che ci patisco, sia chiaro, è proprio che mi piace viaggiarmela a modo mio.
Pertanto, così, senza liste, elenchi e punti da sviluppare, ho deciso di raccontarvi tutti i miei viaggi, dai più banali ai più assurdi. Mi piace l’idea di prendervi per mano e staccarvi da terra, per portarvi con me, attraverso libri, musica, film, viaggi introspettivi (!) e, in qualche modo, attraverso racconti di viaggio altrui.
E, come in tutti i viaggi che si sviluppano senza una meta precisa, salterò di palo in frasca.
Non è facile cominciare, dal momento che sono appena tornata da una sorta di viaggio spirituale sull’Himalaya e sono già ripartita per un cammino, lungo circa 650 pagine, che mi ha catapultato nella Germania di inizio ‘500.
Ebbene sì, ci sono arrivata in ritardo rispetto a molti lettori più assidui e appassionati di me, ma come ogni viaggio che si rispetti, bisogna affrontarlo quando ci si sente pronti. E nella Germania luterana, con tutti gli sviluppi del caso, non ci vai mica in vacanza. Perché il viaggio si chiama “Q” ed io, che ho visto veramente le tre gabbie appese al campanile della chiesa di Münster, gabbie in cui vennero rinchiusi i corpi dei capi della rivolta degli anabattisti, beh, ho lasciato passare un po’ di tempo prima di avventurarmi in “Q”.
Ma non è di questo che vi volevo parlare stasera (sì qui è sera, ora), bensì di un viaggio in Africa che mi è stato raccontato ultimamente da una coppia. Lei, in particolare, l’altra sera me la sono trovata a fianco durante una cena e ha arricchito di aneddoti quel racconto. Ed io, che amo viaggiare attraverso i racconti altrui, l’ho assorbito a tal punto da volervi portare con me, in Africa, con i suoi ritmi, i suoi suoni, i suoi colori e la storia di un serpente che io identificavo talmente tanto con un film, da non ritenerlo quasi più una creatura di questo mondo.
Il film è Kill Bill.
E il serpente è il Mamba. Black Mamba.
“Ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare un’altra volta”.

venerdì 11 ottobre 2013

La wishlist degli ospiti: Serena

Mentre sono via, vi rallegro il venerdì con una nuova wishlist degli ospiti. Contenti, vero? Sì, ne sono sicura! Questa meravigliosa wishlist, che ci fa viaggiare vicino e lontano (tutti amanti dei viaggi, qui, eh?) e sognare a occhi aperti, è opera di Serena.
Serena vive a pochi chilometri da me, ci conosciamo da tempo, ma ci siamo scoperte davvero solo quando entrambe abbiamo deciso di aprire un blog. Eh, sì, perché Serena ha un meraviglioso foodblog, dove pubblica ricette da favola e importanti considerazioni sul giusto approccio al cibo, sulla stagionalità dei prodotti, su quanto sia importante riflettere prima di acquistare le cose che portiamo in tavola. Nel leggerci reciprocamente, abbiamo scoperto molte passioni comuni, che si riflettono in questa wishlist. Godetevela e poi corretevi a leggere il blog di Serena, è una favola, parola di Cindy!

Da quando ho scoperto la WishList e il concetto stesso che si porta dietro (che nella mia testa assomiglia tantissimo ad una todolist, che io adoro all’ennesima potenza) non posso più fare a meno, al venerdì mattina, di dare una sbirciatina più o meno veloce al blog di Cindy, e di restare quasi ogni venerdì mattina a bocca semi aperta di fronte a tante novità.
È inutile, io gliel’ho già detto e glielo ripeto: questo angolino per me è un pozzo di conoscenze. Scopro sempre cose nuove, artisti sconosciuti o idee fantastiche e super fashion. E poi, io ve lo dico, da quando ho fatto mio il concetto della Wishlist, ho comprato addirittura un moleskine nuovo di zecca, in cui appunto tutto ciò che vedo in giro e che mi piace. Di sicuro sarà utile a Babbo Natale o a Comandante Amigo… non trovate che anche per loro sia sicuramente una tecnica molto meno faticosa per poter stare dietro a tutti i miei “Mai più senza?”. Non mi convincerete facilmente del contrario!
E quindi il concetto di cui vi parlavo prima non solo è molto bello, ma è anche molto utile: annoto tutto quello che vorrei tanto, ma che per ovvi motivi non posso avere, e chissà che prima o poi i miei desideri si avverino…
Quindi è come se avessi nel cassetto un taccuino dei sogni, che fa tanto tanto tanto romantico e ci piace tanterrimo!

1. ESSAOUIRA: NON SI SMETTE MAI DI VIAGGIARE, CON IL CUORE E CON LA MENTE
Chi mi conosce già lo sa: viaggiare è in assoluto il mio primo amore. Di quelli che non si scorda mai. Di quelli che quando parli di mete, ti si illuminano gli occhi e senti ancora le mille farfalle colorate che ti sfarfallano nella pancia. Ci sono nata, secondo me, con questa passione. Mentre la fotografia la sto studiando piano piano e alla cucina ci sto arrivando in punta di piedi, il viaggio ha sempre fatto parte di me.
Certo il suo concetto nella mia mente è evoluto nel tempo, ho cambiato modo di viaggiare e modo di guardare il mondo. E questo mio primo desiderio ne è una prova tangibile: quando ero più giovane, avevo fame di viaggi e di posti lontani. Avevo fame di mete diverse, di bandierine da appuntare nel mio mappamondo personale. Avevo fame di culture diverse, di sorrisi nuovi, di paesaggi diversi. Ora che sono una persona un po’ più matura, amo ancora l’idea di avere qualcosa di atipico davanti ai miei occhi. Ma anche l’idea di ritrovare qualcosa di conosciuto e di lasciarmi stupire dai suoi cambiamenti ha iniziato a coinvolgermi e a farmi sognare.
E così, se da un lato sto immaginando già la mia prossima meta (che ancora non ho ahimè…), dall’altro sogno di ritornare ad Essaouira, magari anche solo per un weekend…ma da già che ci ritorno, qualche giorno in più e magari una puntatina a Marrakech non guasterebbe… ok, questo è un desiderio e uno solo. E allora desidererei andare a Essaouira, con un trolley pieno di abiti comodi e di libri, e di sedermi e perdermi davanti a questo panorama.


Si, tre giorni così, a girare in un paesino piccolo del Marocco, estremamente affascinate, e che mi ha rubato un pezzo dell’anima. E magari fermarmi a dormire in questa Riad, che male non farebbe. Ma non per attaccamento all’Italia o alle birre di casa nostra, questo no. Solo per curiosità (e perché una stanza è tutta rosa, ma questo non lo ammetterò mai!).


2. GIARDINO E SOGNI PROIBITI
Amo la mia casa. La amo e amo viverla (anche se alla fine della storia sono consapevole di non esserci quasi mai): è il luogo in cui condivido la vita con le persone a me più care, in cui leggo, in cui vengo rapita da un divano cattivissimo da cui tendenzialmente faccio fatica a liberarmi. E come amo l’interno della mia abitazione, amo tantissimo anche tutta la parte esterna, che poi sostanzialmente è, in parole povere, il giardino.
Quindi non sarebbe bellissimo, secondo voi, organizzare dei pranzi anche durante le calde domeniche estive e poi, chessòio, verso le 17, quando si ha digerito proprio tutto tutto tutto, poter fare un bagnetto in una piccolissima piscina? Va bene dai, potrei anche eventualmente accontentarmi di questa vasca da bagno per esterni che vedete qui. Me ne sono innamorata all’istante: non prevede stravolgimenti al giardino (in fondo è solo una vasca da bagno…) ma sostanzialmente mi cambierebbe la vita. R-A-D-I-C-A-L-M-E-N-T-E. Ok, la smetto. Ma visto che di Wishlist si tratta, io ce la butto dentro! Tiè.


3. LA MERAVIGLIA DI UNA LUCE SOFFUSA
Altra cosa che amo tantissimo sono le candele: le userei sempre e comunque, anche in pieno giorno. Mi piace la loro piccola luce, che rende tutto più ovattato, più intimo, più riservato.
Ça vas sans dire che come amo le candele, amo anche le lanterne (a proposito… ricollegandomi al desiderio numero 1… se mai tornerò in Marocco devo assolutamente comprare una di quelle stupende lampade marocchine… devo ricordarmelo…). E dalla mia passione per tutto ciò che è artigianale e realizzato da piccoli produttori, ho scovato Ramina e questa lampada qui che deve assolutissimamente fare parte delle mie lampade da giardino (ve la immaginate al bordo del desiderio n. 2?).


Bene, e ora che sono arrivata in fondo alla mia wishlist mi accorgo che io, in realtà, non mi sono ancora presentata. Sarà la forza dell’abitudine nello scrivere post a casa mia?  Ecco, allora mi presento ora, nel momento dei saluti: sono Serena, una giovane 32enne valbormidese doc. Adoro il colore rosa, ho vissuto più della metà della mia vita con Comandante Amigo e ho un cane di nome Pepe. Delle mie passioni non vi racconto nulla, perché intanto avete già capito qualcosa dai desideri di cui sopra, vero?
Un bacio a tutti e un grazie di cuore a Cindy, una Queen inaspettata che mi ha stupita fin dal primo click qui, nel suo incantevole castello.

mercoledì 9 ottobre 2013

38/52


Bon, domani si parte. Le valigie sono pronte, l'itinerario di viaggio è fatto, la playlist caricata. Insomma, tutto pronto. Ma prima di partire, avete voglia di fare ancora un gioco con me? Dai, che oramai ci ho preso gusto! Ecco, vi ho chiesto consigli sui posti da visitare e le cose da non perdere (me le sono segnate tutte, spero di farcela), ora vi chiedo un consiglio sullo shopping. Io ho deciso che non posso tornare a casa da Londra senza un magnete per la mia collezione, un mug SUPER kitsch e una copia del Jamie Magazine. Voi cosa mi consigliate? Dai, che sono curiosa! Se poteste scegliere solo una cosa, cosa vi portereste a casa da Londra?

PS: la foto è vecchia e non c'entra nulla con il testo, perdonatemi. Questa settimana non ce l'ho fatta a trovare un soggetto, capita. Ma va bene lo stesso, vero? Anzi, vogliamo fare un altro gioco? Chi indovina dove è stata scattata? Sto diventando matta vera, eh? Ce n'era una che incontravo spesso sul bus quando ero all'università, che non smetteva mai di far domande a vuoto. Diventerò così, lo so già.

lunedì 7 ottobre 2013

Una nuova rubrica



Viaggiare. Se dovessi scegliere un'unica passione che mi descriva, beh sarebbe sicuramente viaggiare. Viaggiare mi tiene viva, mi fa superare i momenti bui, mi rende la vita più bella. Se credo di poter rinunciare (a fatica) alla lettura, alla musica, alla cucina e a tutte le altre mie passioni, penso che dover rinunciare a viaggiare mi farebbe diventare una donna grigia e triste. Non riesco a farne a meno, che sia un piccolo viaggio a scoprire un paesino mai visto a pochi chilometri da casa oppure il lungo viaggio dall'altra parte del mondo. Non posso stare senza il bisogno di scoprire un posto nuovo. Proprio non riesco.
Cosa mi piace del viaggiare? La cosa più entusiasmante del viaggio è il viaggio stesso, perdonatemi la banalità. Il momento che più amo è quando ci si lascia alle spalle un posto, si riflette su quello che si è visto, si fanno sedimentare le emozioni, si metabolizzano le novità e, nel frattempo, ci si prepara alla meta successiva, godendosi lo spostamento nel frattempo. Questo è il motivo per cui preferisco i viaggi itineranti, anche se non è che si possono fare proprio sempre e quindi mi tengo buona con brevi weekend a visitare le città. Del viaggio non mi piace il tornare, ma mi piace guardare dentro me stessa e vedere come il viaggio mi ha cambiata, arricchita, resa (spero) migliore.
Il primo viaggio con la V maiuscola è stato in Messico. Tre settimane con lo zaino in spalla, da Città del Messico fino allo Yucatan. La mia prima esperienza lontano dalle sicurezze di casa mia, del mio paese e del mio mondo occidentale (che poi il Messico non è mica il terzo mondo, eh). Un'avventura a contatto con strade polverose, cibi sconosciuti, caldo torrido, cucarachas che spuntavano da ogni dove, la maledizione di Montezuma, formiche nel letto e nello zucchero al bar, povertà, caos, stordimento, innamoramento. Dopo un viaggio del genere sarei potuta tornare pensando "non lo voglio fare mai più", mentre invece sono arrivata a casa con la voglia immediata di ripartire. Sporco, caldo, malesseri, who cares?
L'ultimo viaggio è stato di tutt'altro genere. Un viaggio on the road negli Stati Uniti, quello che vi ho raccontato lo scorso anno su Zelda was a writer. Tutt'altro genere di avventura, in un posto conosciuto, amato, con certe comodità, non senza momenti di disagio (non vi ho mai detto dei due ragazzini fatti di crack alla cassa di un distributore? Io, loro, il cassiere e basta? Temevo si potesse trasformare in un film di Tarantino), con tanta stanchezza sulle spalle ma con gli occhi pieni di meraviglia per panorami che non credevo possibili. In mezzo a questi due viaggi, ci sono stati tanti altri viaggi, ognuno a suo modo speciale. Non esiste una destinazione che non abbia amato, nessun luogo che non mi abbia insegnato qualcosa. E poi ci sono quelli del futuro, speriamo, l'Islanda, il Vietnam, il Libano, il Ladakh, il Marocco e altri che ancora neppure sogno. Dio, che bello questo mondo così grande.
Tutto questo per dirvi che, a partire da lunedì prossimo, questo blog ospiterà una nuova rubrica. Parlerà di viaggi e la terrà la mia amica Daria, della quale avete già letto la wishlist. Daria scrive da Dio e tempo fa le ho chiesto se avesse avuto voglia di scrivere per questo blog. Quando lei mi ha risposto affermativamente, dicendo che avrebbe parlato di viaggi, ho capito che questa rubrica sarebbe stata favolosa. Perché? Perché per Daria è già un lungo viaggio alzarsi dal divano e andare in cucina a prepararsi un panino. E infatti questa sarà una rubrica di unconventional travelling, si parlerà di viaggi musicali, letterari, di sogni, di ispirazioni derivanti da luoghi lontani, del fascino dei racconti di viaggio altrui. In onore della mia passione per il tè e di quella di Daria per la musica, la rubrica si chiamerà Tea for Two. Spero vogliate unirvi a noi in questo viaggio, vi assicuro che sarà speciale.

venerdì 4 ottobre 2013

Wishlist del venerdì

Buon venerdì, amici. Oggi è una giornata diversa dalle altre. Infatti, mi sono chiesta se pubblicare questa wishlist in una giornata così difficile non fosse una mancanza di rispetto. Ci ho riflettuto a lungo, poi mi sono detta che questa wishlist, come tutte le altre e tutte quelle che avete scritto voi, non è un'inno al consumismo nè un semplice elenco di cose inutili, ma è soprattutto (almeno così la vedo io e credo sia lo stesso per voi) una celebrazione dei sogni. Quei sogni, piccoli o grandi che siano, che ci aiutano a vivere, che ci fanno andare avanti nei momenti più difficili e danno linfa alle nostre giornate stanche. Questa wishlist vuole quindi essere un momento di distrazione e di infinita gratitudine, perché sognare un vestito colorato, un viaggio o un libro vuol dire che si è davvero fortunati. Spero che anche le persone che si sono salvate dall'immane tragedia di ieri si trovino un giorno a poter fare sogni così. Buona wishlist.
1. Chi mi segue da tempo sa che sogno un vecchio Volkswagen Bulli con cui girare d'estate per mari e monti e una roulotte Airstream con cui vagare on the road per gli Stati Uniti. Immaginerete anche, quindi, che subisco anche il fascino delle roulotte d'epoca. Per parecchi mesi, tempo fa, un concessionario poco lontano da casa mia ne ha esposta una arancione, piccola, bombata, favolosa. Ogni volta che passavo davanti al concessionario, sognavo di fermarmi, acquistarla senza neppure chiedere il prezzo e portarmela a casa. Per farci cosa? Beh, non so. Certo non andarci in giro. Beh, invece, sapete cosa mi piacerebbe? Ecco, insomma...una grande casa con giardino, dove parcheggiare la roulotte di cui sopra e farne una casetta degli ospiti. Ditemelo, non sarebbe fighissimo? Ma fighissimo proprio, credetemi.
PS: se volete passare un po' di tempo sulla roulotte di cui sotto, la trovate qui.

2. Nel cercare un'immagine che rendesse l'idea del mio desiderio, mi sono imbattuta in due libri che devo assolutamente avere. Si tratta di My cool caravan e My cool campervan, una raccolta fotografica di meravigliosi camper e roulotte vintage, ad opera di Jane Field Lewis e Chris Haddon. Se come me impazzite per questo genere di cose, il blog è meraviglioso, non perdetevelo. Comunque, tornando ai libri, Natale è vicino, marito fatti un appunto. Devo. Avere. Questi. Libri.



3. E per finire, per rimanere in argomento roulotte, un modo per placare l'impellente desiderio di questo gioiellino da giardino, ossia acquistare una comoda roulottina da scrivania. Un bel modellino, lo si piazza accanto al computer e via. Basta uno sguardo e si fugge via con il pensiero. Questo qui l'ho trovato, in modo del tutto casuale, come ogni cosa in questa wishlist, nel negozio online Tea and Kate, che ha cose bellissime (ma quante volte avrò usato questo superlativo nelle mie wishlist? Che vi devo dire, mi entusiasmo facilmente).

giovedì 3 ottobre 2013

Biscotti al muesli

A voi piace andare a fare la spesa? A me tantissimo. Mi piace entrare nel supermercato, spingere il carrello e riempirlo di cose buone. Quando sono andata a vivere per conto mio, uno dei momenti più belli è stata la prima spesa per rifornire la dispensa. Temo di aver comperato cose che voi umani...E infatti con il tempo ho imparato a moderare questa mia tendenza, per motivazioni economiche e perché mi infastidiva buttar via le cose. E poi perché, visto che mi è stato insegnato a non sprecare mai niente, cominciavo ad avere qualche serio problema con la bilancia. Quindi adesso faccio una spesa molto accorta. Bigliettino alla mano, compero solo quello che mi serve. Ma ancora mi soffermo a guardare i pacchi di biscotti, i mille tipi di pasta, i formaggi che non ho mai provato, le spezie che non userò mai (mi sa che qualcuno, nel leggere questo blog, si stia convincendo che ho seriamente bisogno di uno psicologo).
 
Nonostante sia molto ligia a questa mia nuova politica di spesa, a volte ho dei cedimenti. Ci sono delle cose che mi piace comperare, anche se nel momento in cui le metto nel carrello so già che non le consumerò. Amo comperare gli yogurt (che non mangio praticamente mai e che finiscono regolarmente in qualche torta), impazzisco per il latte nelle bottiglie da litro (ma non lo digerisco, non posso berlo), ho un debole piuttosto evidente per i cornflakes (mi piacciono ma come faccio a mangiarli se non posso bere latte?) e per il muesli (che mi stufa dopo due minuti). Periodicamente, quindi, mi trovo con scatole di muesli da smaltire, perché - dopo averlo mangiato qualche volta nello yogurt - non lo posso più vedere. Quindi che si fa? Biscotti, of course.
 
 
Biscotti al muesli
 
300 gr. di farina integrale
300 gr. di muesli
200 gr. di zucchero
125 gr. di burro
2 uova
1 bustina di vanillina
1/2 bustina di lievito
1 pizzico di sale
 
Mescolare bene la farina, il muesli, la vanillina, lo zucchero, il sale e il lievito. Quindi aggiungere il burro fuso e le uova e impastare bene. Far riposare l'impasto in frigo per mezz'ora. Formare poi delle palline (della dimensione che preferite) e disporle sulla teglia rivestita di carta da forno. Cuocere per circa 15/20 minuti, finché i biscotti saranno dorati.
 
So di aver preso questa ricetta in rete, anni fa, ma non mi ricordo minimamente dove. Chiedo quindi scusa a chiunque possa averla rubata. Non era intenzionale!

mercoledì 2 ottobre 2013

37/52


Questo post è per condividere la tradizionale foto settimanale ed è anche per dirvi grazie. Anche se il progetto di Grazia.it non dovesse approdare a nulla, rimarrà tutto l'affetto con cui mi avete travolta in questi giorni e quello proprio non me lo scorderò. Giuro. Grazie. Ve l'ho già detto mille volte, ve lo dico ancora una volta. Grazie per i voti, grazie per l'affetto. Se volete continuare a votarmi, trovate il banner in alto a destra, che vi porterà direttamente alla mia pagina su Grazia.it. Poi giuro che non ne parlo più, lungi da me la volontà di sfinirvi con 'sta storia. Ah, grazie ve l'ho già detto?