venerdì 30 maggio 2014

Wishlist del venerdì

Dopo la pausa vacanziera della scorsa settimana (e il salto indietro nel tempo con la lettera a me stessa adolescente), si ritorna alla normalità e quindi alla solita wishlist del venerdì, che questa volta anticipa un lungo weekend d'inizio estate che sembra quasi autunno, almeno qui dalle mie parti. Ma noi siamo dei campioni nel viaggiare con la fantasia, chiudiamo gli occhi e in un attimo siamo al caldo di una spiaggia assolata a sorseggiare birra ghiacciata facendo piani per la sera. Ecco, diciamo che questo sarebbe il mio sogno supremo di oggi. Gli altri potete leggerli qui di sotto. 

1. Io adoro il vintage, da molto prima che diventasse di moda. Nel corso del tempo, ho conservato vecchie sedie, ricordi di casa di mia nonna, barattoli di caramelle rovinati dal tempo, fotografie ingiallite, spille della nonna, ho fatto restaurare troppi mobili a mio papà, non sapendo più dove metterli, e conservato con cura borse e scarpe di quando mia mamma era giovane, tutto perché non riesco a buttare cose che hanno una storia, è più forte di me. Detto questo, il mio sogno più grande sarebbe saper indossare i vestiti vintage come la mia amica Valeria di Melissa Erboristeria e non sembrare sempre, irrimediabilmente, quando ne provo uno, mia nonna vestita male. Non c'è verso, non fanno per me. E ovviamente, come sempre succede con quello che non si può avere, li adoro. E sbavo sopra a negozi Etsy come quello di Kamomeya. Amo tutti i vestiti che sono in vendita, oggi adoro questo qui. Domani un altro e poi un altro ancora, così via. In eterno. 


2. Sempre per rimanere nel tema del vintage, vi devo confessare che ho una grandissima ammirazione per Mina. Per essere precisi, adoro la Mina degli anni '60, quella di Se tu non fossi qui, Se telefonando, Città vuota, Sono come tu mi vuoi e le altre mille meraviglie che cantava a quei tempi. Credo di aver rivisto e rivisto e rivisto, per infinite volte, i video delle sue apparizioni televisive, piena di ammirazione per la sua voce, il suo stile, la sua classe. Potete immaginare la gioia quando ho saputo che è stato pubblicato un DVD con una raccolta dei video degli anni in Rai. Devo possederlo. Subito. 


3. Una volta, quando ero ricca (leggasi avevo un lavoro dipendente e vivevo a casa con i miei, praticamente mi sentivo Beyoncé), potevo togliermi degli sfizi e comperarmi un po' di cose che mi piacevano. Diciamo che all'epoca le mie wishlist le realizzavo, altro che scriverle su un blog. Comunque, tra le cose che mi sono comperata, ci sono un po' di quadri e stampe di artisti che amo, che mi accompagnano di casa in casa seguendomi in ogni trasloco come amici fedeli e che rimangono tra i soldi meglio spesi di tutta la mia vita. Ho ancora due o tre cose che vorrei comperare, tra cui una scultura di una ceramista savonese che si chiama Laura Peluffo e in particolare una delle sue Pinocchie. Non è assolutamente, perfettamente, incredibilmente deliziosa?

mercoledì 28 maggio 2014

Mi piace quando Vero preme play: Jeff Buckley

Sarà la primavera, ma qui a casa di Cindy siamo tutte prese dal romanticismo. Io che ripenso alla mia adolescenza, Daria che realizza il sogno di una vita e oggi Vero che ci racconta di come ci si possa innamorare alla follia di un cantante e sentirlo vicino come e più di una persona in carne ed ossa. 

Maggio per me è il mese della Jeffite. Abbiamo tutti un amore tossico nei confronti di personaggi ormai scomparsi, come Ian Curtis, Johnny Cash, Joe Strummer, Joey Ramone –perché no -.

La mia Jeffite è una malattia (terribilmente virale) struggente e piacevole, malinconica e passionale che nasce dall’amore viscerale che la mia persona nutre nei confronti di Jeff Buckley.

Jeff Buckley, vorrei non dovervelo neanche ricordare, è stato un cantautore – nonché il mio primissimo amore - americano, classe 1966, scomparso nel 1997.


Il suo cognome è legato alla leggendaria figura di Tim Buckley, autore americano e padre biologico di Jeff, che si aggiunge alla lista degli artisti maledetti la cui morte è avvenuta alla tenera età di 27 anni (“Song to the Siren” anybody?).

Potete capire allora il perché io mi sia innamorata di lui, artista dal capello selvaggio, voce calda, figlio d’arte di cotanto padre, animo sensibile immortale.

Io lo amo, preparatevi perché lo ripeterò ad libitum in questo mio post.

Perché Maggio è il mese della Jeffite? Era il 29 Maggio 1997 quando Jeff si allontanò nuotando nel Wolf River, un affluente del Mississipi, sulle note di una delle più note canzoni dei Led Zeppelin’ “Whola Lotta Love” senza più tornare a riva. Molti pensano ad un suicidio, io penso semplicemente ad una nuotata dopo una feconda giornata di lavoro.

La prima volta che ho ascoltato I know we could be happy (if we wanted to) ero una persona innamorata e subito dopo ho pensato che nessun’altro avrebbe mai potuto esprimere meglio  il concetto del “Oh God I love you!”.  Il tema ricorrente nelle canzoni di Jeff è – che ve lo dico a fare - l’amore: “You  left some stars in my belly…” (Jewel Box), “It’s never over, my kingdom for a kiss upon your shoulder” (Lover, you shold’ve come over); Love let me sleep tonight on your couch (So Real).


Lui ha sempre avuto la capacità di mettere le parole più struggenti e colme di un amore verbalmente incontrollabile in un’ armonia di lettere e sospiri. 

La canzone di cui vi parlo è inserita nel cd Sketches for my sweetheart the drunk che originalmente era stato pensato da Jeff come My sweetheart the drunk, gli “sketches” sono arrivati nel momento in cui colui che aveva registrato quelle “bozze” non è più stato materialmente in grado di rifinire il lavoro.

Quello che è contenuto in quel cd postumo sono delle finestre di poesia da dosare con parsimonia perché un tale carico di pathos potrebbe provocare un’esplosione incontrollabile di sensi. Io lo amo, ve l’ho detto. Non vi parlo di Grace su cui personalità decisamente migliori di me e con una capacità di linguaggio meno influenzata dall’amore cieco, si sono dedicate.


Raccontarvi di Jeff è come aprirvi una finestra sulla vita che tengo nascosta per me, di quando sono triste e una delle sue canzoni mi fa tornare il sorriso, di quando ho bisogno di compagnia e nei suoi monologhi cantati ritrovo un amico.

Jeff non l’ho mai cantato per nessuno né ho mai fatto lo sforzo di ascoltarlo in compagnia, Jeff è da ascolto in solitudine –per soffrire meglio- anche se per te, Cinzia, ho fatto un’eccezione.

Penso sia ora del play.

lunedì 26 maggio 2014

Tea for Two

Daria Pop e il potere dei sogni, ragazzi. Buona lettura. 

Ma pensa te che mi sono appena asciugata le lacrime per il post della Queen in cui scrive alla se stessa 17enne (Queen, non le hai detto che a 40 si diventa rincoglioniti e ci si commuove come fanno gli anziani) e mi ritrovo qui a raccontarvi che venerdì, mentre usciva questa sua lettera meravigliosa, io ero in giro a trascorrere un’indimenticabile giornata da 17enni.


Io non so come mai, ma quando passo del tempo da sola con mio cugino Mirko, finisco sempre col sentirmi addosso quella leggerezza lì.
Ho le stesse sensazioni che avevamo a vent’anni o giù di lì. Insieme perdiamo il senso del tempo, della realtà, diventiamo due adorabili cazzari che si divertono come ragazzini.
E così è stato anche venerdì.

Ore 13: “Ciao Crösa, faccio un salto da Merula con Mirko, giusto per vedere se c’è una chitarra acustica da affittare con poco, sai, tanto da togliermi la curiosità di provarne una diversa dalla mia. Come dici? No, no, un’elettrica assolutamente no. Figurati. Vado avanti con la Fender, poi tra un anno, se va bene, se ne riparla. Comunque a dir tanto staremo un paio d’ore. Magari torno addirittura in tempo per la spesa. Comunque alla cena ci penso io, non ti preoccupare”.

Ore 19.15: “Ciao amore, siamo appena ripartiti (seguono cuoricini e faccine sorridenti). Credo di essere a casa tra un’oretta. Per cena non ho idea, magari prendiamo una pizza, ma tu non ti preoccupare di niente (altri cuoricini e occhi a cuoricini)”.

Tu non ti preoccupare di niente e men che meno del fatto che cuoricini e occhi a cuoricini preparano l’ingresso in casa di una chitarra da 1.600 euro, che ora se la viaggia comoda sul sedile posteriore.

In effetti, appena arrivata da Merula, io ho provato, giuro, delle chitarre acustiche da 300 euro da affittare per qualche mesetto, sotto gli occhi esterrefatti di Mirko che sapeva benissimo dove volevo arrivare.
“Mirko, che dici, magari provo anche qualche elettrica, così per curiosità?”. 
Certamente, risponde lui.
Sondo tutto Merula come un radar e la vedo.
Appesa dietro il bancone. Rossa, brillante, bellissima
Non può non saltare agli occhi, almeno ai miei. Sarebbe come non notare Rita Hayworth dal parrucchiere.

La Rickenbacker 330 FG, Fire Glo. So tutto di quella chitarra, la amo da secoli.
Quella chitarra per me, prima ancora dei Beatles, è Johnny Marr e i pezzi degli Smiths.
Sono io a 17 anni che mi sparo nel walkman la cassetta di “The Queen is dead” fino ad arrivare a me 39enne che, mercoledì, a momenti svengo quando il mio maestro mi tira fuori lo spartito di This charming man.


Non vi racconto in questa sede le peripezie nel provarla e le risate non solo mie e di Mirko ma anche del personale di Merula. Non capivo più niente, ve lo giuro.
Provare una chitarra e sentirla tua è un’emozione che ti fa avvampare.
Sembrava di avere di nuovo 17 anni. Dio, una chitarra nuova dopo 20 anni e per di più quella dei tuoi sogni è una sensazione che in quel momento solo Mirko poteva capire.
“Dai, provala anche tu!”. 17 anni, lo spirito da presi bene era esattamente quello.
Anche mentre gli chiedevo: “Ho tante spese, in questo periodo, però. Tu che ne dici?” 
“Io dico che se stai a guardare quello, non fai più niente”, Mirko sa cosa rispondermi in quei momenti e la cosa bella è che pure lui è così. Perfetta sintonia tra cazzari.
Insomma, provata e affittata. Già so che a suon di caparra e affitti non la restituirò mai.

Comunque, per tranquillizzarvi, sappiate che quando sono rientrata a casa con questa custodia enorme e una faccia tra il senso di colpa e una malcelata euforia, Crösa ha allargato un sorriso enorme chiedendomi “Hai preso LEI, vero?” “Eh sì, non ho resistito” “Hai fatto bene!!!”.
Sono circondata da uomini meravigliosi, non ce n’è: Crösa che appoggia e apprezza sempre tutte le mie follie, un cugino con cui alleggerire il mondo e un maestro che mi insegna a suonare This charming man

venerdì 23 maggio 2014

Dear Teen Me: lettera a me stessa diciassettenne

Qualche tempo fa Elena, che voi conoscete già perché ha scritto due meravigliose wishlist per questo blog, mi ha fatto sapere del progetto Dear Teen Me, un sito in cui scrittrici americane scrivono a se stesse adolescenti, e mi ha detto: "perché non lo facciamo anche noi?". Io ho subito accettato con entusiasmo e poi, come sempre mi capita, ho lasciato passare mesi prima di dedicarmici. Lei ha scritto una profonda lettera a se stessa qui, lo stesso ha fatto Fabiana, altra affezionata amica di A casa di Cindy, qui. Io ho prodotto questa cosa che potete leggere qui sotto, giudicate voi. La foto non c'entra nulla, ma sono a Rimini e non mi è capitato nient'altro sottomano. Comunque sì, quella sono io. 



Ciao Cinzia cara,
chi ti scrive è la te stessa quarantenne. Sì, incredibile vero, i quarantenni esistono e prima o poi lo si diventa tutti, se si è fortunati. Tu non l'avresti mai detto, ma è arrivato anche il 2014 e tu hai compiuto quarant'anni. Quarantuno, per essere precisi. Sono passati ben 24 anni e la sai una cosa? Vanno di nuovo di moda i jeans con il risvolto che lasciano vedere la caviglia, proprio come quelli che porti tu. Potresti tenermeli da parte, cribbio, farei una gran figura (perché, modestamente, sì...ci entrerei ancora). Lascia però che ti dica che avrò anche quarant'anni ma ho una cosa che tu non hai e che mi invidieresti un casino: ho Internet, baby. Una favolosa invenzione che ti permette di entrare in connessione con il mondo intero. Eh, già. La adoreresti, tu che passi il tempo a sognare di girare il mondo. Ed esiste anche una cosa che si chiama Facebook, un'invenzione che ti permetterebbe di evitare di farti venire male alle mani a scrivere lettere agli amici di penna sparsi in tutto il mondo, basterebbe un click e potresti vedere foto, filmati, condivisioni e potresti scambiare brevi messaggi in tempo reale. Figo, vero? Però, lascia che te lo dica, questo ti toglierebbe la gioia di ritornare a casa da scuola e trovare la cassetta delle lettere piena zeppa di buste gonfie e colorate. Quelle che strappi di corsa salendo le scale e leggi avidamente mangiando la pasta al pomodoro, con i rimproveri della mamma in sottofondo. Mah, pensandoci bene, forse è meglio così. 

Uh, la mamma. Eh sì, la mamma è sempre la stessa. Nervosa, logorroica se di buon umore, inaccessibile se qualcosa va storto e sempre sonoramente rompicoglioni. La cosa positiva è che non vivo, da tantissimo tempo ormai, più a casa con lei e, si sa, la lontananza aggiusta tutto. Ma bastano due ore passate insieme per far riemergere le solite dinamiche che conosci così bene. Poi, figurati, non ho figli e quindi mi tratta ancora come tratta te adesso, per lei non sono mica mai cresciuta. Pazienza, bisogna farsene una ragione.

Beh, ma lasciamo perdere la mamma, passiamo alle cose positive. Prima cosa, fondamentale, te la devo proprio dire: ancora un po' di pazienza e ti libererai di quei due fondi di bottiglia. Te. Lo. Giuro. Un annetto ancora e potrai buttare gli occhiali nella spazzatura (no, vabbé, non farlo che al mattino appena sveglia servono eccome) e cambierà tutto. Te lo giuro. Cambierà tutto. Diventerai una persona nuova. Più bella. Più felice. Più consapevole. Lo so che non mi credi, ma te lo giuro. Già che ci siamo, ti faccio una rivelazione: chi è bello a quindici anni non sempre lo rimane invecchiando. Non ci credi? Ti giuro anche questo. Credimi. Potessi farti vedere alcune tue coetanee ora, giuro che ti sentiresti molto meglio. E, visto che siamo in argomento, voglio dirti che adesso tu ti senti una sfigata, lo so, ma stai andando alla grande. Ti stai facendo una gran corazza mia cara, perché, diciamocelo, se riesci a sopravvivere con i vestiti cuciti dalla mamma in un liceo di paninari fighetti, nella vita non ti spaventerà più nulla. Te lo garantisco. 

Passiamo alla seconda grande notizia, mia cara Cinzia diciassettenne. So che così ti rovino una gran sorpresa, ma non sto nella pelle: tra poco, in estate, incontrerai un ragazzo che ti cambierà profondamente. Lo vedrai solo per alcuni giorni, lo saluterai con la morte nel cuore, vi scambierete lettere romantiche con sempre meno frequenza, fino a non sentirvi più (ah, lo ritroverai su Facebook e ti rivelerà di aver realizzato il suo sogno di vivere di musica, non è bellissimo?). Beh, lui in quei pochi giorni ti regalerà gli Smiths e la voglia di scoprire la musica indie, dimenticherai certi cantautori italiani e ti farai quaranta minuti di bus per andare a cercare i vinili di P.J. Harvey. Scorderai la musica da discoteca e imparerai tutto quello che c'è da sapere leggendo Mucchio Selvaggio e Rockerilla e ascoltando Planet Rock su Radio Due. Diventerai diversa. Migliore. Un po' snob, musicalmente parlando, ma sempre con un animo pop, che non si può mica diventare dei pesantoni. Scoprirai musica che parla di te stessa e a te stessa e niente sarà più come prima. Troverai una nuova compagna di cammino, insieme a quei libri con cui dividi le giornate. Due compagni fedeli che non ti abbandoneranno mai. 

Adesso smetto di rovinarti le sorprese che ti aspettano (ce ne saranno un sacco, non sempre positive, ma alla fine il bilancio non sarà per niente male, stai tranquilla) e ti do qualche consiglio, ché essere arrivata a quarant'anni avrà portato qualche insegnamento, no? Allora, mia cara Cinzia, vivi con leggerezza. Posso urlarlo? VIVI CON LEGGEREZZA. Niente è per sempre, puoi sempre cambiare idea. Puoi cambiare facoltà, città, fidanzato. Puoi farlo. La vita non è finita finché non è finita. Puoi sempre ricominciare. E quindi non sentirti in colpa, hai fatto una scelta sbagliata? Torna indietro. Tira una riga e riparti. Non succederà nulla, te lo garantisco io. Non sentirti in colpa verso nessuno, pensa a te stessa. Mi rendo conto che sia difficile, ma puoi farlo e ti giuro che non succederà nulla. E poi prova. Qualcosa ti incuriosisce? Prova. Non tirarti indietro pensando di non essere all'altezza. Prova. Sia essa una nuova esperienza oppure un nuovo taglio di capelli. Davvero, prova. Puoi sempre cambiare idea, ricominciare, andare avanti. E non succederà nulla, te lo ripeto.

Adesso è meglio che chiuda, la mia intenzione era quella di scriverti due righe e invece mi sono dilungata in questa lettera noiosa. A quarant'anni si diventa un filo pedanti, quello sì. E si guarda sempre al passato con nostalgia. Quindi fammi dire un'ultima cosa: goditela. Mannaggia, che 'sto tempo proprio indietro non torna. E mettiti quella cavolo di protezione solare, porca miseria. Lo so che la mamma te lo ripete alla nausea e ti fa uscire di testa, ma ti prego mettitela. Fallo per me, mi risparmieresti un vagone di rughe (eh, sì, rassegnati: la mamma ha sempre ragione).
Un abbraccio.
Cinzia

mercoledì 21 maggio 2014

In viaggio con Michela: Favignana

Ogni volta che leggo il post che mi manda Michela, mi dico: "uh, che bello, questo è il mio preferito!". Poi regolarmente arriva quello dopo ed è ancora più bello del precedente, se possibile.  Quello di questo mese è un'incanto, l'ho letto e la mia mente si è subito popolata di meravigliose suggestioni: caldo, spiagge bianche, mare, grigliate, pesce fresco, Johnny Depp...sì, anche lui, mannaggia. Grazie Michy, questo post è l'ennesimo sogno ad occhi aperti! 

Come si possa non riconoscere Johnny Depp a pochi metri da sé, è un mistero. Eppure è successo, ma di questa storia vi racconterò più avanti. 

Sono perdutamente innamorata della Sicilia, quindi mi perdonerete se questo mese si ritorna in quella meravigliosa terra di sole, mare e agrumi. Ci sono anche le isole minori, non dimentichiamolo e non mi sarei mai persa l’occasione di qualche giorno di relax alle Egadi, non si vive solo di Barocco, templi e pane cunzato no? 


Favignana, l’isola più grande dell’arcipelago, ha un nome che di per sé è una favola, evoca nuotate in un mare limpidissimo e notti di stelle e fritture di pesce. La sua forma riporta a un’immagine leggiadra, una grande farfalla sul mare. Appena si sbarca si è catapultati in un ambiente tranquillo e rilassante, l’isola è poco mondana, si fa vita semplice, nessuna colata di cemento e i pochi alberghi sono vecchie case restaurate o ex stabilimenti per la lavorazione del pesce, nel pieno rispetto di ambiente e territorio. 


Favignana ha coste poco frastagliate con insenature accessibili da terra. Un susseguirsi di baie, spiagge di sabbia o di scogli e ciottoli che può essere raggiunto ed esplorato in bicicletta o in scooter, noi abbiamo preferito quest’ultimo, notevolmente meno faticoso. Le strade non sono tutte asfaltate, è indispensabile dinamicità, spirito di avventura e tanto amore per il mare e la natura. Una natura incontaminata è ciò che Favignana regala. Nulla è più bello che scoprirla fuori stagione, senza fretta, con il sole in faccia e il costume bagnato sotto la maglietta, che è vero che si rischia la congestione, ma come si fa a dire no, dopo un bel tuffo, alle granite meravigliosamente ghiacciate dei chioschi lungo la strada? Impossibile resistere, credetemi. 


Cala Rossa è l’arenile più bello dell’isola, un’enorme piscina naturale di acqua turchese, dove perdersi in snorkeling e nuotate. La particolarità è trovarsi nei pressi di antiche cave di tufo bianco, vere e proprie opere d’arte, in alcune delle quali si possono ammirare spettacolari Giardini Ipogei. Cala Rossa è la mia preferita, mi ha regalato il primo bagno della vacanza, il più bello di settembre. E poi se spira Scirocco è la meta ideale: i venti sull’isola dettano legge, la mattina ci si sveglia e si va dietro al vento, se soffia Maestrale la direzione è Cala Azzurra o Lido Burrone, ma se c’è Scirocco si punta a Cala Rossa o a Scalo Cavallo. Si deve traghettare e c’è vento forte? Meglio farsi venire un’idea alternativa o prolungare la vacanza (o pregare). 


Nel rispetto del recupero conservativo un altro esempio è l’ex Stabilimento Florio, scrupolosamente restaurato, oggi divenuto un grande Museo. La visita permette di rivivere il passato della Tonnara e di capire quanto abbia rappresentato per lo sviluppo dell’isola. L’ho trovato interessante e coinvolgente, chissà se è piaciuto a Johnny Depp? Alcuni anni fa, mentre era in barca alle Egadi, si è fatto due passi a Favignana e ha visitato la Tonnara. E qui un pensiero alle addette della biglietteria è d’obbligo…! Girare per le sale di una Tonnara quasi deserta in un pomeriggio qualsiasi e non notare cotanta bellezza è reato. Che poi qualcuno se ne era accorto ma  vattelapesca perché è stato zitto.  E riguardando le fotografie, ritrovarselo in uno scatto è una tragedia immane! Ebbene sì, la casualità ha voluto che il bel Johnny sia stato immortalato dall’ignaro obiettivo fotografico di una mia amica altrettanto inconsapevole nella grande sala delle latte di tonno (non pensavate mica fosse capitato a me vero?). Ciao romantico pirata, non passi mai da queste parti? 

Arrivederci a giugno con un post stelle&strisce. 

lunedì 19 maggio 2014

The Future of Storytelling # 2: il mio personaggio preferito

Il corso sul futuro dello storytelling continua, seguo le lezioni religiosamente e vado avanti con i compiti. Ma li faccio a modo mio, ovviamente. Eh lo so, dico una cosa, ne faccio un'altra, prendo una decisione, cambio idea, la ricambio e in tutto questo mi diverto. Sono felice della mia piccola follia. Comunque, come vi dicevo, ho deciso di fare i compiti a modo mio. Con il passare delle lezioni, le cose da fare diventano sempre più specifiche e legate al corso e credo possano essere molto noiose se condivise qui (potevi farle e non condividerle direte voi. Giusto. Non ci avevo pensato. E vabbè, ormai va così) e quindi ho deciso di cambiare un po'. Il secondo compito richiedeva di preparare una scheda del proprio personaggio preferito, io ho deciso semplicemente di provare a raccontarvelo.


Se, come vi raccontavo nel mio post scorso, mi sono tormentata nel cercare la mia storia preferita, fallendo miseramente, nello scegliere il mio personaggio preferito non ho avuto il minimo dubbio: Lorelai Gilmore. Sarò estremamente banale e molto pop, ma la amo alla follia e credo sinceramente sia impossibile non farlo. I-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e. La conoscete vero? Lorelai è la protagonista della serie Gilmore Girls, conosciuta in Italia come Una mamma per amica. Ovviamente possiedo l'intera serie in DVD e la considero un po' la mia Bibbia (più dell'autobiografia di Morrissey, per dire). Dentro c'è tutto quello che serve nella vita e, se la serie è così perfetta, è certo grazie alla perfetta scelta dei personaggi, all'ambientazione, ai dialoghi, ma buona parte del merito va a lei: la regina della battuta fulminante, una donna bellissima dotata di un sense of humour geniale, l'amica che tutti vorrebbero avere. 



Lei è quella capace di organizzarti una festa fuori di testa, quella che conosce a memoria i testi dei Metallica ma sa anche come camminare alla perfezione sui tacchi, quella che non rifiuta mai il secondo giro di birra, la decima tazza di caffè, un cinese da asporto dopo una pizza ai quattro formaggi e un cesto di popcorn affogati nel burro. Quella che non ti giudica se fai le cazzate, perché lei probabilmente le fa più grosse di te, quella che rende divertente una serata sul divano a guardare per la centesima volta È nata una stella, quella con cui vorresti passare ogni minuto libero della tua giornata. 



E lo vogliamo dire che lei è la mamma che tutte noi, segretamente, vorremmo aver avuto quando eravamo adolescenti? Io ho avuto una mamma molto vecchio stile, che certo non mi avrebbe portato a vedere le Bangles in concerto (cosa che avrei adorato, tra l'altro), né mi avrebbe portata ad Atlantic City per festeggiare i miei ventuno anni e sicuramente non sarebbe venuta con me a girare per l'Europa con lo zaino in spalla. Sicuramente. E altrettanto sicuramente non mi avrebbe fatto passare la tristezza a suon di hamburger e litri di caffè. Peccato, perché poi certe trasgressioni dell'infanzia ti rimangono nel cuore per sempre, come quando mia mamma mi permetteva di cenare sul divano guardando i Muppets (un evento talmente epocale che me lo ricordo ancora, a distanza di trent'anni).


Lorelai conosce il potere terapeutico dello shopping, di una nevicata inaspettata e di un sano, sanissimo junk food. Insomma, Lorelai Gilmore è talmente tanto che non so come descrivervela, ma fortunatamente c'è Tumblr e milioni di blog dedicati a lei. Io ho scelto questo

E voi, ditemi, avete un personaggio preferito?

venerdì 16 maggio 2014

Wishlist del venerdì: Annalisa

Buon venerdì di sole, amici belli. Oggi ospito una wishlist meravigliosa, redatta da una persona con uno stile pazzesco e simpatia da vendere (la sua reazione alla mia richiesta di una wishlist mi strappa risate ancora oggi, a distanza di mesi). Annalisa, che ho la fortuna di conoscere grazie a Mariachiara, mi ha conquistata dal primo momento in cui l'ho vista, in quell'antro di meraviglia che era il suo negozio di Torino. Quel negozio ora non c'è più, purtroppo, ma Annalisa continua a condividere le cose che ama sui blog Ruphus Collection e Ruphus Life. Se amate l'arte, il design o, molto più semplicemente, le cose belle, ve li consiglio. Sono una vera e propria festa per gli occhi. E per l'anima. Ma ora non perdetevi questa wishlist, mi raccomando!

Certe collaborazioni dovrebbero nascere sempre così, con una persona gentile che fa la proposta ed una arcigna che le risponde se per caso è impazzita.
Potrebbe sembrale surreale ma è esattamente quello che è successo tra me e Cinzia quando mi haproposto di partecipare con una mia personale wishlist alla sua ormai stra-famosa rubrica.
Mi sono immediatamente resa conto di non essere la persona adatta a stilare una lista di desideri perché ne ho molti e tutti irrealizzabili, lo so per certo.
Cinismo romano.
Dunque, che la lista dei desideri abbia inizio.

UN VIAGGIO LUNGO UN ANNO.
Vorrei partire con mio marito e mia figlia per un lungo viaggio nel continente europeo: in macchina, in bicicletta, a piedi o in treno.
Marciare, guardare, disegnare, scrivere, leggere, ascoltare musica e fotografare (o meglio, osservare mio marito che fotografa).
Annoterei tutto perché sarebbe un viaggio memorabile, pieno di stimoli ed incontri, soprattutto per mia figlia.
Senza le preoccupazioni, i problemi ed i pensieri della vita quotidiana.
Solo un anno.
Mi porterei anche quel dannato gattaccio che staziona 24h su 24h sul mio divano bianco!
Era bianco.
Era un divano.



LA COLLEZIONE PERFETTA.
Non indosso quasi mai gioielli o bigiotteria (sono già vistosa di mio con il rossetto rosso perenne e la testa rasata) ma adoro guardarli, osservarli con cura, cercarli e trovarli.
In rete, nei mercatini, sfogliando le riviste: sono bulimica.
Questa mania si estende anche verso strani oggetti apparentemente inutili ma semplicemente belli.
Se potessi acquisterei tutto solo per ammirare da vicino l' arte e la bravura artigiana dei designers.
E creerei la Collezione Perfetta!

 Kass Copeland 

Bettina Speckner

Helene Turbe
L'INCONTRO.
Mi piacerebbe parlare alla perfezione l'inglese (ed il francese, il tedesco, il portoghese, il giapponese...) per dialogare con Nick Hornby una sera a cena, in un luogo qualsiasi.
E non parlerei di libri ma di musica.

Nick Hornby

CREARE ALL'INFINITO PALETTES DI COLORI E MOOD BOARDS.
In passato l'ho fatto: creavo pannelli tendenza per le aziende.
Senza l'aiuto di internet: incredibile ma vero.
Venivo rinchiusa in una grossa stanza, circondata da libri, riviste varie, fotografie, colori, carta di ogni tipo e fotocopiatrici, a colori e in bianco e nero.
Forbici, biadesivo, pennelli e libertà assoluta (o quasi, vi erano pur sempre dei vincoli!).
Beh, ora, con l'avvento della tecnologia suprema, mi piacerebbe tantissimo lavorare per Peclers!

Intercolors Spring Summer 2015

L'ILLUSTRAZIONE.
Ecco, sempre il maledetto passato che ritorna.
Sarebbe bellissimo ricominciare a disegnare facendo finta che il tempo non sia passato e che la mano sia sempre quella, felice.
Purtroppo, dopo oltre 10 anni di fermo, sarebbe impossibile.
Cambio umore soltanto al pensiero di prendere una matita in mano e di non essere più all'altezza della situazione!
Quindi mi limito a documentare le altrui mani felici sul mio blog.
Adorando Gipi.
Gipi

LA VITA: CAMBIO DI ROTTA.
Dopo aver lasciato Roma, la mia città, vorrei lasciare anche Torino per andare altrove, con la consapevolezza che la città perfetta non esiste.
Rimarrei qui solo per un altro anno e, prima che la piccina inizi il suo percorso scolastico, mi trasferirei a Copenaghen.
Le farei fare tutte le scuole lì, Università compresa, dopodichè...tutti in giro per il resto della vita. Insieme ovviamente ( lo so, è impossibile ma siamo in una wishlist!).
Vivrei volentieri a Parigi, con delle puntate frequenti a Tokyo, New York e Londra per ritirarmi da pensionata vissuta infine a Lisbona, circondata da gatti, amici, parenti, figli, nipoti...
E con mio marito.
Sempre lo stesso.


Potrei continuare all'infinito ma avendo concluso la lista descrivendo i miei prossimi 25 anni, dopo la pensione...

Lyndie Dourthe

mercoledì 14 maggio 2014

La Storia in Piazza. Mostre fotografiche a Palazzo Ducale

Vi capita mai di essere in un posto, stare facendo qualcosa e sentirvi così felici di essere lì, in quel momento, godervi quello che vi sta capitando così tanto da volerlo urlare? Beh, a me succede spesso, fortunatamente, senza dubbio a tutti i concerti a cui vado, oppure la prima volta dell'anno in cui mi tuffo in acqua, esco e guardo in su, solo cielo e mare intorno e mi succede sicuramente quando leggo certi libri, certi brani così perfetti da farti venire in brividi dall'emozione. Ed è anche quello che mi è successo qualche giorno fa, visitando queste due mostre fotografiche. 

Si tratta de La Spoon River contadina, dedicata alla realtà descritta da Nuto Revelli nel libro Il mondo dei vinti, e di 1936 - USA, Fuga dalla fame, che in qualche modo richiama Furore di John Steinbeck. Potevo non perdermi queste esposizioni, così legate a due libri che ho amato alla follia? Ho fatto di tutto per non farlo, mi sono trascinata a Genova reduce da un'influenza epocale e sono felice di averlo fatto. Entusiasta. Da salti di gioia, appunto. 


Il percorso di visita si apre con la mostra dedicata alla Grande Depressione americana, che raccoglie immagini commissionate dal governo degli USA per testimoniare lo stato di prostrazione in cui si trovavano all'epoca i contadini americani. Alcuni fotografi, tra cui Dorothea Lange, hanno girato in lungo e in largo il Midwest americano ritraendo immagini di vita quotidiana: contadini in fuga dalle campagne verso la terra promessa californiana, latifondisti e braccianti di colore, persone in fila a elemosinare un po' di minestra, frotte di bambini cenciosi, vecchi dai volti rugosi e poi gli occhi, quegli occhi, addolorati, stanchi, disillusi. In quegli occhi credo di aver visto anch'io il fantasma di Tom Joad. 


E, passando da una foto all'altra, ho ripercorso con lui il viaggio dall'Okhlahoma alla California. Prima sul furgone, poi a piedi, sotto una tenda improvvisata, in un campeggio di fortuna, lungo le strade polverose, insieme alla famiglia, un lungo viaggio di speranza dove la speranza è l'unica cosa che aiuta a mettere in fila i passi e a superare le difficoltà. E negli occhi di un bracciante e della moglie, occhi liquidi, vicini al pianto, sfiniti, rivolti verso il vuoto, ho visto quelli di Tom all'arrivo in California, una terra ben diversa dall'Eden tanto sognato. 


Dalla serie di fotografie dedicate alla tragedia dei contadini americani, si passa a quelle che ritraggono i contadini di casa nostra. Il mondo dei vinti di Nuto Revelli, un libro toccante e prezioso, è una raccolta di testimonianze di contadini delle montagne e delle campagne cuneesi. Dipinge un mondo duro, spietato, fatto di fame nera e povertà inimmaginabile. E quel mondo, i suoi protagonisti, vengono ritratti da Bruno Murialdo e Paola Agosti nelle foto che sono esposte in mostra. 


Le immagini sono più familiari, soprattutto per chi, come me, affonda le radici in quel mondo (molte delle foto appese sono identiche, cambiando i soggetti, a quelle conservate nelle scatole di latta in casa di mia nonna), ma la sofferenza è identica a quella che si coglie nei volti dei contadini americani. Le stesse rughe, la stessa stanchezza, lo stesso smarrimento. Volti dai lineamenti diversi, appartenenti a una cultura diversa, a migliaia di chilometri di distanza, che vivono la stessa esperienza di straniamento. Un mondo che cambia, radicalmente, lasciando i protagonisti indifesi e abbandonati.

lunedì 12 maggio 2014

Tea for Two

Lunedì, tempo di Tea for Two. Quello di questa settimana è un inno d'amore alla terra in cui viviamo, io e Daria Pop. Una terra complicata, difficile, bella come solo certe donne speciali sanno essere, senza trucchi e lustrini, ma piena di verità. Una domenica in Val Bormida, ragazzi, ché in Riviera al mare son capaci ad andarci tutti. 

Domenica mattina. Io e il Crösa ci si sveglia con il vento che sbatte contro le tapparelle.
Cattivo presagio. Giro in bici programmato da giorni, saltato. Non si può pedalare con questo vento. Non si corre mica per la Coppa Cobram.
Bisogna riprogrammare la giornata, senza indugio.
Niente bici, si esce in macchina. Mettiamo su I am the walrus, uno dei miei preferiti dei Beatles e poi da che con il gruppo di matti con cui suono si è deciso di provare a studiare pezzi dei Fab Four, in macchina si ascoltano solo più Beatles.


Canticchiando I am the walrus mi viene voglia di tutto il colore che c’è nel video.
Intanto giriamo per la wild bormida. Da che ci vivo e la esploro, la trovo ancora più bella di quanto immaginassi. E poi è a due passi dal mare e al confine con il mio amato Piemonte e con l’Alta Langa in particolare.
Et voilà che c’è un mercatino con tante bancarelle e aspetta un po’ che c’è pure la bancarella della Vale che non solo fa gingilli meravigliosi, ma ne sa proprio un sacco. Così ogni volta mi faccio spiegare mille storie sulle pietre dure, sul tipo, sulla colorazione, sull’origine. Ma stavolta la spiazzo e invece di comprarmi il gingillo di pietre dure come faccio di solito, opto per una cosa un po’ più zingaresca. 
Perché ultimamente sta venendo fuori la mia natura zingara (per la gioia del gruppo e del chitarrista in particolare che mi battezzò La Zingara ancora in età adolescenziale) e quindi mi incanto di fronte a gingilli che tintinnano e da mescolare tra loro. Insomma, mi compro questo braccialetto di conchiglie. Ditemi se non è meraviglioso. 

 Il braccialetto di conchiglie della Vale.

Ora però ho fame, Crösa. Lui sa dove portarmi. A Montezemolo, a due passi da qui, c’è il bar noto per essere punto di ritrovo e ristoro dei motociclisti. Oggi non siamo in moto, ma chi se ne frega.
Là c’è quello che io chiamo Il Panino, ossia il panino più buono del mondo. Pane nostrano, frittata della nonna e toma piemontese sott’olio. Toh, ve l’ho fotografato perché merita.

Il Panino.

Finito di mangiare questo cibo degli dèi accompagnato da un bel bicchiere di rosso, si riparte. 
E ci ritroviamo al Museo del Vetro di AltareIo sono molto affezionata a questo museo e ai ragazzi che ci lavorano con tanta passione, per cui ogni occasione è buona per farci un giretto. E’ una splendida villa liberty e tu mentre visiti le sale non sai se guardare le pareti, i soffitti o gli splendidi oggetti di vetro esposti. Troppe cose belle tutte insieme.
Se poi, come oggi, ci sono i maestri vetrai all’opera non ti resta che sgranare gli occhi e goderti quell’incantesimo.

Signore e Signori, il maestro vetraio Gino Bormioli all’opera.

Polvere di stelle? Quasi. Polvere di vetro.

Ho ancora gli occhi troppo pieni di incanto per tornarmene a casa subito.
Crösa mi chiede: dove andiamo? Io gli rispondo: in un posto che sa di fiaba.
Lui sa. E mi porta nella mia bomboniera preferita: da Susy. Una pasticceria molto piemontese, perché fa anche da bar e qui è più raro trovare le due cose insieme. Per cui quando ho scoperto Susy me ne sono innamorata, l’ho fatta un po’ mia e da allora estate e inverno mi piace andarci per coccolarmi un po’.
Io e la Queen, per esempio, ci troviamo spesso qui per le nostre chiacchierate invernali perché le parole scorrono meglio insieme alla cioccolata calda di questo paradiso.
Da Susy, poi, entro sempre sperando che il mio angolo preferito sia libero.
Oggi era tutto pieno tranne quell’angolo.
A volte sono le piccole fortune a renderti speciali certe giornate.


Questo è un pezzo del mio angolo preferito.

Seduta nel mio angolo preferito, penso che quella di oggi rischiava di essere una domenica poco significativa, ordinaria. Comunque storta (un giro in bici mancato fa girare le palle, vi assicuro). Ma a me piace andare alla ricerca delle cose che colorano la vita o che la rendono un po’ più poetica e quando le trovo, sento che ci sono i colori giusti per farmi sentire come in un film di Wes Anderson.


Fiori in un mercatino della wild bormida: “Non saremo tulipani, ma spacchiamo anche noi”. 

venerdì 9 maggio 2014

Wishlist del venerdì

Buongiorno! Ma quanto tempo è che non scrivo una wishlist? Qui tra feste, ponti e vacanze varie si perdono di vista le cose veramente importanti della vita, tra cui la wishlist del venerdì! Ma non preoccupatevi, amici miei, siamo tornati alla routine. La tanto amata lista dei desideri con cui finiamo la settimana è tornata per restare. Ci voleva, eh? :-)

1. Negli ultimi giorni, dalle mie parti, il meteo è stato un po' ballerino. Si sono alternati giorni in cui meditavo di andare al mare ad altri in cui ho acceso ancora la stufa nello studio, ma nonostante ciò per me è già praticamente estate e ieri ho cominciato a sistemare il giardino. L'inverno ha lasciato le sue tracce, soprattutto la neve che ha sfondato il tetto della cuccia del cane. Andrebbe sostituita, anche se la teniamo unicamente per motivazioni estetiche, visto che la mia cagnolona bionda ha paura ad entrarvi. E quindi, visto che si punta solo al lato decorativo, non sarebbe bellissimo avere in giardino una cuccia come questa qui sotto


2. Come sa chi mi segue su facebook e su twitter, recentemente mi è scoppiato un folle desiderio di possedere una gonna di tulle. Pare che sia una cosa di grandissima tendenza, secondo quanto affermano i blog di moda, ma è l'ennesima cosa che non saprei davvero quando indossare (un po' come la giacca di paillettes, vi ricordate?). Quindi sto cercando di mediare il desiderio intenso di averla con la necessità di contenere la spesa. Sto anche meditando di cucirmela da sola, ma considerando i miei tempi potrebbe essere pronta per l'inverno del 2018. Nel frattempo, giusto per farmi un'idea, passo ore su Pinterest a cercare il modello perfetto (c'è sempre un ottimo motivo per stare su Pinterest) e credo di averlo trovato. Che dite?


3. E per finire un libro. Un desiderio nato per caso, grazie a Daria Pop che mi mette un link su facebook, e che si è trasformato immediatamente in amore folle. Si tratta di un libro fotografico dedicato a ricreare pasti famosi presi da alcuni romanzi: ci sono Alice nel paese delle meraviglie, Oliver Twist, Sulla strada, Il giovane Holden, Moby Dick e moltissimi altri. Ora, se mi conoscete bene sapete che impazzisco per cose come queste. E questo libro lo vorrei subito, qui, ora, per riempirmi gli occhi di bellezza. La sua autrice si chiama Dinah Fried e, nel guardare sul suo sito per saperne di più, ho capito che è davvero una grande: tra i suoi progetti, una serie di borse che illustrano i vari stili letterari (per capirci, quella dedicata allo Stream of Consciousness va a occupare un posto tutto suo nella mia wishlist di sempre), una app che permette di crearsi copertine personalizzate per i propri ebook oppure un libro dedicato a opinioni e curiosità su Il grande Gatsby. Amore con la A maiuscola. 


mercoledì 7 maggio 2014

The Future of Storytelling # 1: la mia storia preferita

(foto awelltraveledwoman.tumblr.com)

Bene, bene, come vi dicevo la volta scorsa, ho seguito con grandissimo entusiasmo la prima unità del corso online The Future of Storytelling. Ho ascoltato tutte le lezioni, ho guardato il materiale aggiuntivo (si parlava del film Memento, per parlare della linearità del racconto, l'avete mai visto?), ho letto contributi e riflessioni degli altri studenti e mi sono apprestata ad eseguire il mio primo compito "a casa". Piena di aspettativa, sorriso sulle labbra, apro il quadernino e mi appresto a prendere appunti in merito al tema del compito: raccontate brevemente qual è la vostra storia preferita e perché.

Uh, bene, figo, leggo un sacco di libri, se mettessi in fila tutti i libri che ho letto da quando ho imparato a farlo, credo potrei arrivare fino in Sicilia, vedo molti film, leggo fumetti, facile. Bene, la mia storia preferita è...vuoto totale. No, beh, ma è impossibile, ma come? Ci penso mentre sono fuori col cane, il mio momento di meditazione preferito, e non mi viene in mente neppure una sola storia degna di nota. Torno a casa, guardo la libreria e non mi sovviene nessuna trama che valga la pena ricordare come la più bella di questo mondo. Do un'occhiata veloce alla mia collezione di DVD e niente, niente di niente. Cerco nella memoria, ci sarà per forza una storia di famiglia che si racconta sempre, dai. No, non c'è. Nella mia mente non ci sono storie. Anni di parole, letture, immagini, canzoni e neppure una storia. Ossia, certo, tante storie ma nessuna che reputi così importante da essere "la mia preferita".

Ci penso per giorni, mi torturo perché non mi va di arrendermi al primo compito assegnato (va bene che gestisco bene i fallimenti, ma a tutto c'è un limite), cerco in ogni modo di arrivare a una soluzione finché, improvvisamente, capisco dove sta il problema. Il fatto è che me ne è sempre fregato piuttosto poco delle storie, perché io amo i personaggi. Sono i personaggi a prendermi il cuore e mi fanno scordare la storia. Quindi se mi chiedete dei miei libri preferiti, vi racconterò di Elizabeth Bennet, del cane epilettico di Malaussène, di quel gran signore di Dick Diver oppure, se parliamo di cinema, non esiterò a dirvi di quanto ami Beatrix Kiddo o di come conosca alla perfezione Kathleen Kelly, quello che ama, quello che desidera e le cose che odia.

Per non parlare delle ambientazioni. Ah, la Parigi della trilogia di Katherine Pancol, la Milano anni '50 di Scerbanenco, ne ricordo le strade, il traffico, la nebbia, pur senza mai esserci stata, in quella Milano lì. E che dire dei profumi di Haifa, ne l'Amante di Yehoshua? E la luce della Marsiglia di Izzo? Ricordo i tavolini del bar del Vieux Port ed è come se mi ci fossi fermata anche io, insieme a Montale. O la Tokyo notturna di Lost in Translation, la Miami di Dexter, l'inesistente Stars Hollow di Gilmore Girls. Ma niente, mi dispiace, non posso dirvi della mia storia preferita. Non ho una storia preferita, ho un mondo intero popolato di personaggi e luoghi amati e vissuti come fossero miei. Quindi sono giunta alla conclusione che do poca importanza alle storie, ma seguo un corso che si chiama The Future of Storytelling. Le contraddizioni non mi spaventano, non c'è che dire. 

E voi? Ditemi che non siete come me, qual è la vostra storia preferita?