mercoledì 27 aprile 2016

Leggermente: Flora ferroviaria

Sto colpevolmente trascurando questo blog, ultimamente, ma sono fortunata perché ho vicino persone come Elena, che mi aiutano a mantenere questo posto vivo e pieno di parole. Come ogni mese, nel suo Leggermente, Elena ci racconta un libro: quello di questo mese è un viaggio straordinario nella bellezza che si nasconde in luoghi cupi e ostili. Un inno alla vita, quindi, e alla tenacia di scegliere di essere belli anche quando ciò che ci circonda non lo è. Grazie Elena per questa nuova scoperta preziosa! 

Se cercate sul dizionario, alla voce colpo di fulmine trovate sicuramente questo libro.

L'ho visto per la prima volta su internet, spulciando una delle mille pagine di librerie indipendenti che seguo. L'ho immaginato grosso e pesante fino a che non l'ho preso in mano: Flora ferroviaria è un piccolo e compattissimo volume di botanica urbana. Ha il sapore dei manuali di ingegneria anni 70/80, è praticamente monocromatico in copertina, nasconde tavole colorate, disegni e foto al suo interno. 

L'ho ordinato nella solita libreria del cuore ed è arrivato dopo poco tempo. Si tratta di una riedizione di una vecchia pubblicazione, ora curata sin nei minimi dettagli da Edizioni Florette; è tutto perfetto: la grana della carta, la combinazione cromatica, le dimensioni, il font, gli inserti, la quarta di copertina, così malinconica e forte allo stesso tempo.


Ho letto Flora ferroviaria rigorosamente in metro o sul treno, è stata una scelta immediata dalla quale non sono più tornata indietro. Il mio intento era quello di usare il libro viaggiando, scoprire finalmente il nome delle piante ammirevoli per tenacia e bellezza che vivono lungo le rotaie, tra le traversine, in mezzo a ghiaia, cemento e polvere. 

Papaveri, campanule, salvie, convolvoli nati e cresciuti nel tratto ferroviario della stazione di Chiasso: certo, è una zona geograficamente distante da quella in cui vivo, ma credo sia ragionevole pensare che in Liguria la situazione non cambi poi molto.

Mancanza d'acqua, di spazio, di cura e di luce, interventi di diserbo chimico, inquinamento e caos costanti non hanno impedito a queste (spesso) minuscole piante di dire la loro, mostrare carattere e resilienza, riprodursi e fiorire.


L'argomento della vegetazione urbana è una cosa che, chi mi conosce lo sa, seguo da sempre. In questo caso un altro aspetto che mi ha appassionata molto, oltre a quello estetico di cui ho già scritto e che, credetemi, vale l'acquisto del libro, è la vita dell'autore. 

Ernesto Schick, che ormai non c'è più, doveva essere veramente un uomo tosto. Schivo, fermo nelle sue convinzioni, ancorato a un atteggiamento a volte davvero poco accomodante, viene descritto come umile, curioso, forte, pratico, romantico, creativo, deciso, intelligente... insomma, una persona rara e preziosa.


Scelgo, per chiudere come sempre con una citazione, un brano del paragrafo "Un disegnatore di erbe" che parla proprio di Ernesto:

"E qui troviamo la chiave dell'intimo della sua individualità: un desiderio insopprimibile di rifugiarsi nelle forme serene, liberatrici, appaganti, staccate dalla vicenda umana: le immagini del mondo vegetale".


Questa volta ho deciso (ve ne sarete accorti, immagino!) di non iniziare con la colonna sonora, ma ho preferito sostituirla con un breve video da guardare adesso. È l'animazione di un'illustrazione bellissima nata dal genio di un'artista che amo molto e che, sono certa, vi incanterà. 

Buona visione! (in loop, se fate come me)

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