mercoledì 20 settembre 2017

Leggermente: Le nostre anime di notte

Buongiorno, amici! Tra le pagine virtuali di questo blog risuona un'eco di stanze abbandonate, ma un po' di vita c'è ancora e ce la regala Elena, che ci ha preparato un nuovo Leggermente. Questa volta si parla di Kent Haruf che - guarda caso, visto che Elena sembra leggermi nel pensiero - è nella mia lista dei desideri da più di un anno. Direi che è venuto finalmente il momento di acquistare il primo libro e tuffarmi nel mondo di Holt. Buona lettura e, come sempre, grazie a Elena per la sua preziosa collaborazione. 

Eccoci qua, è giunto finalmente il momento di parlare di Kent Haruf.

Lo avete letto? Lo conoscete? Vi piace? Vi annoia?

Io lo amo, di un amore di pancia e di cuore, nato, cresciuto e interrotto bruscamente questa estate, dopo lunghe serenate a bordo piscina, al mare sotto casa, sulle rive di un lago, tra le campagne francesi. 


Perché si è interrotto ve lo dico dopo la colonna sonora di oggi:


Ho scelto The last day of summer per un paio di ragioni (non certo per il video, quello ufficiale che io sappia non esiste e su youtube non ho trovato di meglio): il primo motivo è che, effettivamente, l'estate è quasi finita e questo è il suo ultimo Leggermente, il secondo motivo è che la sensazione di fine stagione, quella malinconia terribile e bellissima che arriva soprattutto verso sera, è la stessa che mi ha travolto leggendo (e terminando) i libri di Kent.


Parlo al plurale perché li ho letti tutti, non che Haruf abbia scritto molto, sono "solo" quattro romanzi, ma se ora mi chiedeste quale ho amato di più probabilmente non vi saprei rispondere.
Forse il primo che ho letto, Canto della pianura (trovate qui le mie impressioni), ma solo perché è lì, tra le sue pagine, che è scoccata la scintilla. In realtà anche gli altri due volumi della Trilogia della pianura (Crepuscolo e Benedizione) sono bellissimi e il quarto, quello che dà il titolo a questo Leggermente, è il giusto finale per una storia d'amore così intensa.

Le nostre anime di notte ora è anche un film e, non so perché, sono abbastanza sicura che mi piacerà pure quello. Ho pianto? Talmente tanto da dovermi tuffare in piscina per sciacquarmi il viso,  da dover nascondere la faccia nell'asciugamano, indossare gli occhiali scuri, voltarmi dall'altra parte

Dove potevo lasciarmi andare l'ho fatto ed è stato meraviglioso.


L'argomento dei primi tre libri è più o meno lo stesso: la vita a Holt, paesino immaginario ma così possibile che non si fa fatica a pensare che esista davvero. Io mi sono immediatamente ritrovata, essendo cresciuta in una piccolissima comunità, tra le stradine, le storie di famiglia e le quotidianità che solo una realtà come quella di Holt sa custodire e rappresentare così bene. 

Poi, ovvio, la campagna, la dignità di un lavoro umile, le malelingue, la solidarietà tra vicini di casa, la morte attesa, la morte improvvisa sono tutti aspetti che ho incontrato così tante volte da ritrovare, tra le parole di Haruf, il filo conduttore della mia vita.


Anche nell'ultimo romanzo (uscito postumo) c'è Holt, sebbene resti un pochino più sullo sfondo: la grande differenza credo stia unicamente nel fatto che i protagonisti sono solo due, ma, vi assicuro, bastano e avanzano

Ora non mi resta altro che augurarvi buona lettura (preparate i fazzoletti!)