mercoledì 20 settembre 2017

Leggermente: Le nostre anime di notte

Buongiorno, amici! Tra le pagine virtuali di questo blog risuona un'eco di stanze abbandonate, ma un po' di vita c'è ancora e ce la regala Elena, che ci ha preparato un nuovo Leggermente. Questa volta si parla di Kent Haruf che - guarda caso, visto che Elena sembra leggermi nel pensiero - è nella mia lista dei desideri da più di un anno. Direi che è venuto finalmente il momento di acquistare il primo libro e tuffarmi nel mondo di Holt. Buona lettura e, come sempre, grazie a Elena per la sua preziosa collaborazione. 

Eccoci qua, è giunto finalmente il momento di parlare di Kent Haruf.

Lo avete letto? Lo conoscete? Vi piace? Vi annoia?

Io lo amo, di un amore di pancia e di cuore, nato, cresciuto e interrotto bruscamente questa estate, dopo lunghe serenate a bordo piscina, al mare sotto casa, sulle rive di un lago, tra le campagne francesi. 


Perché si è interrotto ve lo dico dopo la colonna sonora di oggi:


Ho scelto The last day of summer per un paio di ragioni (non certo per il video, quello ufficiale che io sappia non esiste e su youtube non ho trovato di meglio): il primo motivo è che, effettivamente, l'estate è quasi finita e questo è il suo ultimo Leggermente, il secondo motivo è che la sensazione di fine stagione, quella malinconia terribile e bellissima che arriva soprattutto verso sera, è la stessa che mi ha travolto leggendo (e terminando) i libri di Kent.


Parlo al plurale perché li ho letti tutti, non che Haruf abbia scritto molto, sono "solo" quattro romanzi, ma se ora mi chiedeste quale ho amato di più probabilmente non vi saprei rispondere.
Forse il primo che ho letto, Canto della pianura (trovate qui le mie impressioni), ma solo perché è lì, tra le sue pagine, che è scoccata la scintilla. In realtà anche gli altri due volumi della Trilogia della pianura (Crepuscolo e Benedizione) sono bellissimi e il quarto, quello che dà il titolo a questo Leggermente, è il giusto finale per una storia d'amore così intensa.

Le nostre anime di notte ora è anche un film e, non so perché, sono abbastanza sicura che mi piacerà pure quello. Ho pianto? Talmente tanto da dovermi tuffare in piscina per sciacquarmi il viso,  da dover nascondere la faccia nell'asciugamano, indossare gli occhiali scuri, voltarmi dall'altra parte

Dove potevo lasciarmi andare l'ho fatto ed è stato meraviglioso.


L'argomento dei primi tre libri è più o meno lo stesso: la vita a Holt, paesino immaginario ma così possibile che non si fa fatica a pensare che esista davvero. Io mi sono immediatamente ritrovata, essendo cresciuta in una piccolissima comunità, tra le stradine, le storie di famiglia e le quotidianità che solo una realtà come quella di Holt sa custodire e rappresentare così bene. 

Poi, ovvio, la campagna, la dignità di un lavoro umile, le malelingue, la solidarietà tra vicini di casa, la morte attesa, la morte improvvisa sono tutti aspetti che ho incontrato così tante volte da ritrovare, tra le parole di Haruf, il filo conduttore della mia vita.


Anche nell'ultimo romanzo (uscito postumo) c'è Holt, sebbene resti un pochino più sullo sfondo: la grande differenza credo stia unicamente nel fatto che i protagonisti sono solo due, ma, vi assicuro, bastano e avanzano

Ora non mi resta altro che augurarvi buona lettura (preparate i fazzoletti!)

martedì 25 luglio 2017

Leggermente: The Night Book

Torna Elena a illuminare questo blog, sempre più abbandonato a se stesso. Meno male che c'è lei, che porta vita, bellezza e preziosi consigli di lettura. Grazie ancora a Elena per la sua presenza speciale e grazie a voi che continuate a venirmi a trovare in questo piccolo angolo di casa. 

Sono legata a The Night Book, il libro di questo Leggermente, da un filo sottile che mi riporta sempre, inesorabilmente, indietro nel tempo.


Autore Yae Haga, Edizioni 8Plus (io ho l'edizione originale, almeno credo, visto che tutte le informazioni sono scritte in giapponese), nessun testo all'interno, solo disegni.

Lo comprai parecchi anni fa, come parecchi anni fa venni stregata dalla musica che ho scelto per accompagnare questa recensione. Imparai a memoria tanto le pagine di The Night Book quanto le parole di If I be wrong.


La libreria dove lo trovai è la solita in cui compro spesso libri per bambini. Stava posato sopra un piccolo scaffale, di quelli sulla scala che collega l'ingresso con la stanza delle presentazioni. 
Non so cosa mi attirò, probabilmente, conoscendomi, venni colpita dalla copertina, così minimale da non poter essere interpretata. Non avendo idea quale fosse il contenuto decisi di sfogliarlo e già la carta spessa, scura, ruvida delle prime pagine mi fece impazzire.


Il resto sono tratti, tratti che si traformano, danno vita a momenti, piccole storie, atmosfere. Ci sono forme che diventano altro, linee nette, colori pieni ma nello stesso tempo tenui. C'è persino un po' di angoscia a cercarla bene, io ci ho trovato anche una sorta di omaggio ad Alice nel paese delle meraviglie, a un certo punto.

The Night Book porta con sé il silenzio delle strade di notte: si percepisce forte e chiaro mentre si girano le pagine. Una stella cadente, un lampione, l'occhio di un gatto, le ombre. Tante.
Non sono certa di averne mai compreso il significato, ammesso che ce ne sia davvero uno. Certamente non l'ho capito quando l'ho comprato.


Non costava poco, se non sbaglio, ma mi stavo trasferendo in centro storico, a vivere da sola e avevo bisogno di amuleti, di stringere legami, di assicurarmi segnali di buon augurio. The Night Book è ambientato in città e in campagna, malgrado sia composto da pochissime pagine: quale miglior similitudine con la mia vita? 
Le caratteristiche di questo libro sono più che sufficienti per conquistare e, allora, furono più che sufficienti per farmi portare a casa un nuovo amico di carta.

Ogni tanto, ancora oggi, lo sfoglio piano e cerco di trovare qualcosa che non c'è, di capire quello che non si può capire. Se voi lo conoscete e avete una sua interpretazione io sarò felice di ascoltarla.


Concludo con una citazione che non arriva dal libro ovviamente, vista l'assenza di testo, ma che ho scelto dalla canzone che accompagna questo Leggermente:

"...And I have been wrong, I have been right
I have been both these things all in the same night..."

venerdì 30 giugno 2017

Chiacchiere del venerdì


Buongiorno, amici di casa di Cindy. Come state? Ve la state godendo quest'estate? Spero vivamente che vi stia regalando quanto di più bello possiate desiderare. Perché io vi voglio un sacco di bene, capito? Ma tanto, tanto eh!

Qui va tutto al solito, lavoro, cane, amici, famiglia, sole, mare, maccaja, vento forte, aperitivi a non finire, sagre all'aperto, gitarelle, vacanze da desiderare senza poterle realizzare, attesa dei saldi, zoccoletti a ripetizione, gonne vintage, magliette degli Smiths, musica a volume socialmente imbarazzante, ciliegie, fragoline di bosco, voglia di montagna, albicocche appena colte, profumo di lavanda. La solita estate, insomma.

Come detto, desideravo ardentemente una vacanza a fine estate, ma temo non si riuscirà a realizzarla, quindi spero vivamente di compensare con delle piccole fughe qua e là nel corso dei prossimi mesi. Tenete le dita incrociate per me. Intanto, nel fare una lista delle cose di cui vi vorrei raccontare, come sempre mi sono accorta che mi lamento ma poi di cose ne faccio parecchie. E quindi via, un nuovo round di chiacchiere del venerdì, che sarà lunghetto, visto che le ultime chiacchiere risalgono a metà maggio. 

- proprio a fine maggio, ho passato una giornata che definire incantevole sarebbe terribilmente riduttivo. Sono stata al Salone del Libro a Torino, già di per sè una cosa molto piacevole (che tra l'altro non facevo da anni), ma che è stata resa perfetta dalla presenza di tre persone a me molto care. Si tratta di Katiuscia, Francesca e Valeria, tre meravigliose donne che fanno parte della mia quotidianità virtuale da anni. Non ci eravamo mai viste prima e, per quella strana magia che accompagna le persone belle, ci siamo incontrate per caso in coda all'ingresso e abbiamo passato l'intera giornata insieme. Risate, chiacchiere, bellezza, non sto qua a dirvi. La giornata è stata resa ancor più perfetta da un abbraccio a Laura, un'altro regalo speciale di questo blog. Chi dice che l'internet è brutto, lo sta facendo male, fidatevi.

- dopo un'amicizia virtuale di anni senza incontrarci, io e la Valeria di cui sopra siamo riuscite a vederci due volte nel giro di un mese. Infatti, per questioni legate al lavoro di mio marito, sono stata a Parma e Valeria è stata così gentile da farmi da guida turistica alla scoperta di questa meravigliosa città, dove non ero colpevolmente mai stata. Abbiamo passato una mattinata a camminare e a scoprire quartieri, storie, persone. Ora Parma per me non è solo più una bella città, ma un luogo speciale dove ci sono luoghi, facce e cuori.

- quando sono arrivata a Parma, passeggiando nella piazza centrale, ho scoperto che c'era la mostra fotografica di Patti Smith: potevo perdermela? Ovviamente no e ho fatto benissimo, perché è stata davvero interessante. Avendo letto M Train (cosa che vi consiglio di fare, se avete intenzione di visitare la mostra), tutti gli scatti in mostra hanno acquisito un significato ancora più intenso. Ma, senza nulla togliere alle foto della cara Patti, due cose ho amato molto: la sala contenente tutti i libri preferiti di Patti, scelti da lei, e la mostra New York Scene, dove sono stata travolta dalla bellezza di questi scatti che ritraggono Andy Warhol. 

- sempre durante quel weekend a Parma, ho colto l'occasione per vedere un posto che desideravo visitare da tempo: il Labirinto della Masone. Se ancora non ne avete sentito parlare, si tratta di un labirinto - pare sia il più grande esistente al mondo - realizzato interamente con piante di bambù. È un luogo incredibile, con una atmosfera pazzesca. Se volete saperne di più, ne ho parlato qui

- come sapete se mi avete letto recentemente, sono stata anche a Rimini. Di Rimini non sto a dirvi nulla, ne ho già parlato in un post apposito, vi dico solo che ho avuto l'occasione di andare al Matrioska Lab, un mercatino handmade che si tiene due volte l'anno in una location cupa ma bellissima, l'ex-mattatoio della città. Tutta la crudeltà del passato è ora rivestita di bellezza, grazie appunto a questo evento fighissimo. C'era un'atmosfera molto berlinese, con muri scrostati, file di lucine e decine di creativi. Avrei comperato tutto, alla fine non ho preso nulla, ma mi sono incantata ai banchetti di Come le ciliegie, Alt Means Old, I quadritos di Brunella Tegas, Collage Vintage e moltissimi altri. 

- in questo periodo non ho guardato nulla in tv. Niente film, quasi niente serie, nulla. La tv è rimasta spenta per giorni, settimane direi. L'unica cosa che ho fatto, visto che ero sola a casa per qualche giorno, è stato guardare The Beginning of Everything, la serie di Amazon dedicata a Zelda Fitzgerald. Inutile dire che adesso sono ossessionata dalla moda anni '20 e da quel periodo in generale (passione peraltro già nata con Peaky Blinders) e ovviamente ho già comperato un libro sull'argomento. No, non cambierò mai. 

Come ogni estate, mi prende una gran nostalgia di Las Vegas e allora non ascolto altro che loro:



E voi ditemi, cosa mi raccontate di bello?

lunedì 26 giugno 2017

Leggermente: Memorie di un vecchio giardiniere

Come ogni mese, torna il Leggermente e ci travolge di bellezza. Questa volta Elena ci parla di giardini e di un signore che ha dedicato al giardinaggio tutta la sua vita. Poche cose sono più magiche delle piante, quindi corro ad aggiungere il libro alla wishlist! Buona lettura e grazie a Elena per l'ispirazione continua. 

Finalmente sono andata in ferie, i ritmi sono rallentati e riesco a leggere con un po' di regolarità... Che nostalgia dei tempi in cui divoravo libri senza sosta! Ora, quando torno a casa per cena e, dopo aver mangiato, finisco quelle quattrocento cose di lavoro ancora da chiudere, la giornata termina a letto, in un principio di svenimento.


Memorie di un vecchio giardiniere me lo hanno prestato, strano perché non amo leggere libri non miei. La provenienza però era indice di sicurezza visto che arrivava dritto dritto dalla famiglia spacciatrice ufficiale di ottime letture. Quindi, questo piccolo libretto made in England, nato una marea di anni fa dalla penna di Reginald Arkell, è venuto con me per un po', ben custodito nella mia borsa, pronto per essere estratto in ogni pausa possibile.


Innanzi tutto occorre parlare del titolo poiché, purtroppo, l'estro del povero Reginald è stato colpito dalla maledizione di "Se mi lasci ti cancello". Il vero titolo di Memorie di un vecchio giardiniere era assai più bello e poetico in origine, si chiamava infatti Old Herbaceus. Tutta un'altra storia, no?

Ad ogni modo, occupiamoci del libro: mi è piaciuto? Sì. 

A tratti forse mi sono un poco annoiata, ma, sarà che con me a scrivere di giardini si vince facile, sarà che i nomi dei fiori, le atmosfere di serra, le piante selvatiche sono da quando ho memoria il mio rifugio più caro, il signor Arkell mi ha conquistata. Ha usato una buona dose di dolcezza, un po' di humor inglese del più puro, semplicità, vecchio stile e qualche massima ben dosata e decisamente attuale, nonostante dalla prima edizione ci separino ben sessantasette anni.



Tutto ruota attorno a un giardino, come è ovvio che sia, e al suo giardiniere, il Signor Pinnegar, un uomo anziano che cresce con noi, dalla prima all'ultima pagina. Si inizia con l'infanzia sulle sponde del ruscello a raccogliere erbe spontanee, si prosegue con l'assunzione presso la villa della Signora Charteris come aiutante, si continua con la nomina a capo giardiniere della tenuta e si termina con l'età matura e gli acciacchi della vecchiaia.

Nel frattempo ci sta la guerra, ci stanno le difficoltà quotidiane che lavorare a contatto con la terra e contemporaneamente insieme ad altri esseri umani inevitabilmente porta con sé, ci sta la solitudine del cuore, in qualche modo comunque colmata dal verde, ci stanno l'affetto profondo e la gratitudine rispettosa verso la donna che gli ha dato la fiducia e il pane... fino alla fine.


Non è facile raccontare la delicatezza di questo libro e quindi non andrò oltre con il Leggermente di oggi, mi limiterò a ricordarvi di guardare l'ultima parola che Reginald ha scelto per chiudere Old Herbaceus e a proporvi la citazione che invece ho scelto io:

"La signora Charteris sosteneva che se passassimo il tempo libero a curare dei fiori invece che a dire delle grandi sciocchezze, al mondo si starebbe molto meglio".

Amen, aggiungo.

martedì 13 giugno 2017

I libri del mese scorso: maggio


C'è voluto un po' di tempo, siamo quasi a metà mese, ma finalmente ce l'ho fatta a scrivere il post sui libri del mese scorso. Del resto, buona parte della scorsa settimana l'ho passata a rigirarmi su un lettino in riva al mare pensando a dove fosse meglio andare a fare l'aperitivo, quindi, dovete capirmi, non avevo proprio tempo. 

Maggio è stato un mese abbastanza proficuo, per quel che riguarda le letture. C'è che sono stata al mare e stesi sul lettino di cui sopra, al venticello, si leggeva proprio bene. C'è che in estate mi sveglio sempre all'alba e aspetto che suoni la sveglia con il Kindle in mano. C'è che in estate, semplicemente, ogni momento è buono per tuffare il naso in un libro. Eccovi quindi i libri del mese. 
Libri letti 

Love among the butterflies - Margaret Fountaine 
Di questo libro vi avevo già parlato in un post dedicato, quindi vi rimando a quello. Qui vi dico solo che si tratta dei diari di Margaret Fountaine, una donna vittoriana appassionata di entomologia che nella sua vita ha collezionato più di 20.000 farfalle. Un donna forte, indipendente, appassionata, egoista, piena di vita, innamorata dei viaggi più di ogni altra cosa al mondo. 

L'amore come le meduseRoberto Delogu 
Ammetto, questo libro l'ho preso principalmente perché ha una copertina fantastica. Fortunatamente, anche il contenuto è degno di nota. Si tratta della storia di due fratelli, dall'infanzia all'età adulta, che si devono confrontare con le prove che la vita mette loro davanti. La vera protagonista, almeno per me, è stata però l'isola di Carloforte, il suo mare, i suoi profumi, la sua luminosità. È descritta con tale intensità che sembra praticamente di esserci. E ovviamente si muore dalla voglia di andarci. 

I fili invisibili della natura - Gianumberto Accinelli
Di questo libro aveva già scritto Elena nel suo ultimo Leggermente, quindi anche in questo caso vi rimando al suo post. Io ho letto questo libro mentre ero a Rimini e l'ho adorato. Racconta storie incredibili del mondo naturale, dove accadono le cose più strane, ma dove tutto ha un senso, spesso stravolto dall'intervento umano. È scritto con grande maestria, leggero, ma ricco di contenuti. Mi è piaciuto tantissimo! 

Il nuovo Barnum - Alessandro Baricco
Come sempre Baricco mi suscita reazioni opposte, un momento lo trovo un genio e lo adoro, un momento dopo vorrei prenderlo a schiaffi. Trattandosi di una raccolta di articoli, questo libro è di agevole lettura, perché - quando viene l'istinto molesto e non si sopporta più quel certo Baricco - si può passare oltre. Comunque, ho imparato molte cose, ho ritrovato un articolo su una biblioteca indiana che avevo adorato anni fa e ho scoperto una cosa fighissima: sapete che Orhan Pamuk ha scritto un libro, Il museo dell'innocenza, e poi ha creato un museo con tutti gli oggetti citati nel libro? Tutti. Una roba folle, geniale, pazzesca. Grazie Baricco per avermelo raccontato. 

Libri acquistati

A fine maggio sono stata al Salone del Libro, ma mi sono comportata bene e ho acquistato solo tre libri. Questi:

Il mare chiuso, di Alessandro Di Sorbo e Alessio Di Simone, edito da Verbavolant, un magico libro che diventa un poster raffigurante una balena. Figuratevi voi se potevo non comperarlo. 

Il giardiniere gentile, di Silvia Salvagnini, sempre di Verbavolant, una narrazione poetica che racconta di un giardiniere che rispetta tutte le piante, anche le erbacce, e i parassiti, trovando loro un posto nel suo mondo. 

e il già citato libro di Roberto Delogu, di cui vi parlo sopra. 

Poi, potevo non farmi tentare dalle offerte lampo del Kindle Store? No, ovviamente no. Questo mese ho ceduto a:

Un cappello pieno di ciliegie, perché era da tempo che desideravo leggere questo libro della Fallaci, quale momento migliore di una succosa offerta?

Walkabout Italia, perché mi incuriorisce il racconto di questo viaggio a piedi attraverso l'Italia, senza soldi e con una scatola dove raccogliere sogni. 

Libri messi in lista

La mia wishlist su Amazon sta crescendo a livelli impressionanti. Non mi basterà una vita per soddisfare tutti i desideri. Ma magari chissà, un giorno la cancello e tanti saluti. Sarebbe divertente, no? No. 

Comunque questo mese ho aggiunto:

Il libro del mare, di Morten Stroknes, perché è la storia di due amici pescatori che inseguono un temutissimo squalo nelle isole Lofoten e che diventa un racconto sul mare, la sua storia e la sua vita. Devo prenderlo di corsa. 

L'arte della fuga, di Fredrik Sjoberg, perché racconta di un viaggio in Nevada, Arizona e Colorado, sulle tracce di Gunnar Widforrs, pittore e illustratore e personaggio fuori dal comune. Vabbè, prendo di corsa anche questo, dai. 

Woolgathering, di Patti Smith, perché non la amo molto come cantante, ma come scrittrice la adoro e questo suo libro mi manca. 

Un tot di libri su Zelda Fitzgerald, perché ho letto un articolo che gettava una luce nuova sul suo rapporto con il marito e sul suo ruolo nella stesura dei libri di Fitzgeral e vorrei saperne di più

La favolosa storia delle verdure, scoperto al Salone del Libro di Torino, una biografia delle verdure, che ne racconta la storia e le avventure nel corso dei secoli. Dev'essere bellissimo!

Controvento. Storie e viaggi che cambiano la vita, perché, con un titolo così non è mica possibile non leggerlo.

The Andy Warhol Diaries, perché da quando ho visto la mostra a lui dedicata, ho deciso di saperne un po' di più. 

The Bucket List: 1000 Adventures Big and Small, così sogniamo ancora un po', che non si sogna già abbastanza, da queste parti. 

Dai, dai, dai, adesso ditemi di voi. Voglio sapere tutti i vosti libri del mese!

mercoledì 7 giugno 2017

Cosa c'è di bello a Rimini?

 
Qualche giorno fa, tornata a casa dalla mia vacanzina in terra romagnola, un parente mi chiede: "allora, com'è andata, cosa c'era di bello a Rimini?". Ammetto di essere rimasta in silenzio, ho buttato lì un'ovvietà qualsiasi che manco ricordo e ho cambiato discorso. Perché, sì, è vero, cosa c'è di bello a Rimini secondo gli standard classici di valutazione di una località di mare? Con tutto il rispetto per i riminesi, molto poco direi. 

Il mare? Beh, non proprio. L'unico giorno in cui mi sono arrischiata a fare un bagno, quando tutta la gente decantava la bellezza dell'acqua, mi son detta che in Liguria, in giornate con il mare così, non avrei neppure messo i piedi in acqua. La spiaggia? Beh, certo, sabbia soffice e setosa, ma la bellezza selvaggia di certe spiagge della Sardegna o i profumi di certa Maremma, beh, manco a parlarne. 

Ma spesso la bellezza va oltre i canoni standard, no? E a volte abbiamo bisogno di altro, oltre alla semplice bellezza. Abbiamo bisogno di un luogo che ci accolga a braccia aperte, di cui conosciamo anche le crepe dell'asfalto, in cui non si debba pensare, stupirsi, cercare, scoprire, conoscere, ma solo lasciarsi andare e godere di piccole cose semplici: caldo sulla pelle, cibo buono, tanto spazio. 

Quando siamo sfiniti e abbiamo bisogno solo di recuperare le energie, Rimini è lì ad attenderci. Qualche giorno, non più di quattro o cinque, che sono il perfetto equilibrio tra il nostro bisogno di mare e il momento in cui iniziamo ad avere bisogno di altro, rigorosamente fuori stagione, e Rimini fa il suo trucchetto: ci rimette al mondo.

Potremmo andare altrove, cercare nuovi posti, scoprire nuove mete, ma perché farlo se tutto quello che vogliamo è lì, a portata di mano? Le scoperte le lasciamo per altri momenti, per altri viaggi, questo viaggio è il per conforto delle cose conosciute, quelle che amiamo da sempre. 

Peraltro, ne avevo già parlato in un altro post qualche anno fa, a Rimini ci sono innumerevoli cose belle. Il cielo è enorme e mi riempio sempre gli occhi perché, per una che vive in collina e va al mare in una spiaggia larga pochi metri, la grandezza del cielo è una cosa che mi affascina sempre (un giorno parliamo dei cieli più belli del mondo, vi va?). C'è il tramonto, che mi strugge sempre tantissimo ed è un momento speciale, sia che tu lo viva ancora in costume sulla spiaggia, vestita per bene a fare l'aperitivo o sugli scogli tra i pescatori. Ci sono le conchiglie da cercare sulla spiaggia, come quando ero bambina.

A Rimini c'è spazio infinito in ogni dove che, per una che adora camminare come me, è una manna dal cielo. A Rimini c'è profumo di elicriso e lavanda, di piadina e pesce fritto. A Rimini c'è un centro storico bellissimo, dove camminare e guardare i negozietti e farsi venire voglia di un vestito nuovo.  A Rimini c'è Borgo San Giuliano e le sue casette dipinte. E poi a Rimini c'è Fellini, anche se lui non c'è più. E se per caso ci sono ancora dei fiocchi di pioppi in giro, ti viene da sussurrare "vagano, vagano, vagano".

venerdì 26 maggio 2017

Love among the butterflies - Margaret Fountaine


I libri arrivano a noi nei modi più disparati. Una recensione illuminante, il consiglio di un'amica, un regalo, un'ispirazione improvvisa, oppure un video su YouTube. Questo libro m'è arrivato proprio con quest'ultima modalità, come spesso mi succede ultimamente. 

Johanna, il cui canale è una delizia per tutti gli amanti della natura, ha consigliato in un suo video alcuni libri su famosi naturalisti, tra i quali c'era quello dedicato a Margaret Fountaine. Senza un motivo preciso, visto che i naturalisti non è che siano esattamente l'oggetto primario del mio interesse, ho deciso di acquistarlo (l'ho preso usato su Amazon, come spesso faccio con i libri di difficile reperibilità).

Quando il libro è arrivato e ho letto l'introduzione, ho capito di aver fatto una scelta giusta: Margaret Fountaine è un personaggio davvero incredibile, che suscita sentimenti contrastanti (molti dei quali non propriamente entusiasmanti), ma che al tempo stesso ha vissuto una vita così piena da non sembrare quasi possibile.

E questa vita così piena, di passioni, di incontri, di viaggi, avventure, esperienze, è tutta minuziosamente raccontata nei suoi diari, riportati in parte in questo libro. Infatti, Margaret ha cominciato a tenere un diario all'età di sedici anni e ha continuato, senza interruzioni, per tutta la sua vita, arrivando a riempire 12 volumi delle dimensioni di una guida telefonica di Londra, secondo le parole del curatore. Dodici volumi scritti fitti fitti, custoditi in un baule che, su richiesta specifica di Margaret, è stato aperto solo il 15 aprile 1978, ossia cent'anni dopo il suo primo appunto nel diario. Già da questo si capisce che Margaret è una tipa quanto meno particolare. 

Figlia di un reverendo di campagna, cresciuta secondo le abitudini dell'Inghilterra vittoriana, la sua vita cambia radicalmente quando le viene concessa una rendita annuale, lascito di uno zio. Grazie a questi soldi, Margaret può finalmente dedicarsi alla sua più grande passione, ossia essere libera. Per tutta la vita, questo è il suo unico obiettivo. Lo dichiara senza mezzi termini nel suo diario: vuole essere indipendente, nient'altro conta. Questa è la sua spinta vitale, che muove ogni scelta della sua vita. Prima prova a fare l'artista, quindi la cantante, poi si appassiona all'entomologia, che diventa la sua attività primaria, portandola in giro per il mondo a raccogliere un (triste) bottino di 22.000 farfalle. 

Inizialmente, il suo entusiasmo è stato anche il mio. Nel leggere la sua lettera all'uomo di cui è innamorata, che tentenna e non si decide, in cui gli scrive che sì, certo, non potrà mai essere felice come insieme a lui, ma che avendo ora modo di mantenersi potrà fare quello che vuole della sua vita ed essere felice altrimenti, l'ho sinceramente ammirata. Che coraggio, per una donna dei suoi tempi. 

Però poi, andando avanti, si comprende che questo insopprimibile bisogno di libertà nasconde un profondo egoismo. L'indipendenza, il poter fare quello che vuole, sempre e comunque, vengono prima di ogni cosa: degli affetti, dei legami familiari, dell'amore. E lo dice chiaramente lei stessa, nel diario, dichiarandosi felice di avere pochi legami perché per lei sono solo un peso. 

Questo getta un filo d'ombra sulla sua persona, che non ha problemi ad abbandonare la madre morente per imbarcarsi nell'ennesimo viaggio, ma rimane l'ammirazione per una donna che, alla fine dell'Ottocento, ha girato l'Italia viaggiando in bicicletta (in bicicletta, con vestiti vittoriani, sulle strade di fine secolo, ecco), si è spostata nel deserto siriano a dorso di mulo, ha lottato più volte contro la malaria, si è mossa con grande sicurezza nel mondo maschile dell'entomologia, è sopravvissuta a un uragano nel Golfo del Messico, ha visitato ogni singolo paese presente sulle mappe, senza farsi abbattere mai dalla paura e da nessun tipo di disagio, avversità, problema. 

E quindi, a parte la controversa personalità di Margaret (ma del resto non si deve essere un po' controversi, per vivere vite così emozionanti?), le parti più preziose di questo libro sono i racconti di viaggio e le descrizioni di luoghi ormai perduti, in un'era in cui paradossalmente viaggiare era per certi versi molto più facile di ora.